Scuola, clamoroso flop per lo 'School Bonus': ecco i dati relativi ai primi 6 mesi

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Il bilancio dei primi sei mesi di vita dello ‘School Bonus’, ovvero lo strumento che permette a chiunque (dalle imprese al ‘semplice cittadino’) di poter effettuare donazioni alla scuola (statale o paritaria) che preferisce, è assolutamente impietoso: secondo quanto riportato dal portale ‘Quotidiano.net‘, le donazioni sarebbero state solamente 27 per un totale di 58mila euro.

Ultime notizie scuola, domenica 21 maggio: flop clamoroso per lo ‘School Bonus’

In dettaglio, solamente quattro imprese hanno donato 10mila euro, tutti gli altri sono ‘regali’ di cittadini privati.

Ricordiamo che la novità legislativa inclusa nella riforma Buona Scuola, prevede, per tutti coloro che effettuano donazioni, un credito di imposta, con un tetto fino a 100mila euro, pari al 65% per le donazioni effettuate nel 2016 e 2017 e del 50% per le elargizioni messe a disposizione nel 2018.
Quali sarebbero le ragioni di questo clamoroso flop? Oltre alla poca pubblicità, la causa fondamentale del fallimento dello School Bonus sarebbe da ricercare nel meccanismo di attuazione che si presenta troppo complesso visto che sono state previste solamente tre aree di intervento: la ricostruzione di nuove scuole, le ristrutturazioni e la manutenzione edilizia e l’aumento dell’occupabilità.
Non parliamo poi delle difficoltà burocratiche legate alla procedura: infatti, il versamento deve essere fatto alla Tesoreria dello Stato, versamento che passa, poi, al ministero delle Finanze, quindi alla Ragioneria, poi al Miur e infine alla scuola destinataria, decurtato del 10% che finisce in un fondo destinato a scuole meno ‘fortunate’.
A questo proposito la deputata del Partito Democratico, Anna Ascani ha commentato: ‘L’impossibilità di poter versare direttamente le somme alle scuole statali sembrerebbe entrare in contrasto con la disciplina del fundraising, strumento che sta godendo, invece, di un più ampio utilizzo rispetto agli anni passati’. L’esponente PD, tra l’altro, ha presentato proprio pochi giorni fa un’interrogazione parlamentare al ministro Valeria Fedeli per chiedere spiegazioni e correzioni nella normativa.

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