Protesta dei Dirigenti Scolastici – Un fatto davvero eccezionale, questa protesta per tutto il mondo della scuola. Sin da sempre siamo stati abituati a vedere scioperare e protestare i docenti, gli educatori, il personale ATA e gli studenti; mai, infatti, si è assistito al dissenso mediatico dei Dirigenti Scolastici, le figure più alte in grado nella scuola pubblica italiana, in linea diretta con la catena di comando ministeriale. Insomma, se decidono di protestare i Presidi qualcosa di serio, in questi anni, è davvero successo.

Dirigenti scolastici: vi spieghiamo le vere ragioni di questa eclatante protesta

Le rivendicazioni dei Presidi sono tante ma in particolare vogliamo riassumerle brevemente:

  • Il rinnovo del loro contratto;
  • Il superamento del gap salariale con gli altri Dirigenti della Pubblica Amministrazione;
  • La loro valutazione;
  • La tutela del loro diritto alla salute e al lavoro.

Sono questi, in breve, i quattro punti caldi della protesta dei Dirigenti. In tutto questo, le posizioni dei sindacati sono nette e precise, tanto che gli stessi hanno deciso nei giorni scorsi di indirizzare parecchie diffide nei confronti dei Dirigenti degli USR, affinché non applichino le direttive imposte dal Miur. Gli avvertimenti dei sindacati in difesa dei poveri Presidi non lasciano spazio a fraintendimenti: se non lo farà, «provvederemo a tutelare gli iscritti con ogni opportuna azione giudiziaria» recita qualche diffida.
Senza giri di parola, per i sindacati vicini alle varie associazioni nazionali dei Dirigenti Scolastici la causa dei loro mali va ricercata nella Buona Scuola di Matteo Renzi. Oramai la misura è colma, anzi stracolma, tanto che giungere a così tanto, ovvero scendere in piazza (avvenimento del tutto eccezionale) per mettere in atto questa eclatante protesta, probabilmente, diventava quasi impossibile e improcrastinabile.

Il silenzio dei Dirigenti Scolastici non era consenso verso la Buona Scuola, anzi…

Gli eccessivi silenzi e i toni smorzati di questi due anni da parte dei capi d’istituto, forse, sono stati interpretati dalla politica che governa l’Italia una semplice testimonianza di approvazione e di consenso. Non era così: quei silenzi, quella diplomazia velata, quel voler non parlare dei problemi che questa riforma stava arrecando al loro lavoro, alla scuola e ai suoi principali attori, erano in realtà solo rispetto istituzionale, dovere nei confronti di chi governa e, forse, paura di compromettere la propria immagine professionale. Oggi, queste attitudini sono venute meno e vantare i propri diritti è divenuto la priorità per i Dirigenti Scolastici di questo Paese.