Un episodio gravissimo accaduto a Palermo presso la scuola Gonzaga. All’interno delle mura dell’istituto, si sarebbero verificati atti sessuali nei confronti di una minorenne da parte di un insegnante di religione. L’uomo è stato condannato ad un periodo di reclusione pari a due anni e 10 mesi. Il professore in questione si chiama Giuseppe Puccio ed avrebbe avuto una relazione sentimentale con una bambina poco più che 14enne.
Sesso a scuola: carnefice e vittima si giustificano
La studentessa minorenne e l’insegnante di religione hanno consumato rapporti sessuali all’interno della scuola Gonzaga (ex Cei) di Palermo. La vittima e il carnefice si sono giustificati durante il processo, affermando che il loro è vero amore. Un aspetto questo, del tutto ininfluente dinanzi al gravissimo reato perpetrato dal Puccio. Il pubblico ministero Vittorio Coppola aveva chiesto una pena di tre anni ed un mese. Alla fine, la condanna è stata ‘solamente’ di due anni e 10 mesi da parte del gup Guglielmo Nicastro, il quale ha riconosciuto al condannato le attenuanti generiche.
Una società in cui vittima e carnefice non sono due termini così distinti
Viviamo in una società strana, in cui spesso la concezione del bene si fonde a quella del male e viceversa. Il rapporto tra la vittima ed il carnefice appare talvolta molto più complessa di quanto non sia all’apparenza. Pensiamo alla cosiddetta sindrome di Stoccolma, ossia il sentimento affettivo che lega una persona rapita al suo rapitore, oppure le innumerevoli donne uccise dai loro fidanzati e mariti violenti. Avrebbero potuto salvarsi, magari denunciando; eppure, rese ‘folli’ da un sentimento profondo verso il proprio partner, hanno preferito continuare a rimanere accanto ai loro amori malati.
E’ difficile comprendere questo fascino insano per il ‘bello e dannato’, per il violento ed il borderline. L’episodio precitato accaduto a Palermo, non fa eccezioni. Una ragazzina di 14 anni usata per i piaceri sessuali di un uomo molto più grande di lei, ed a sua insaputa complice. Del resto l’amore è un sentimento complesso e ingestibile per una persona matura, figuriamoci per un’adolescente!
Fonte:
Repubblica.it