Nel giorno dei festeggiamenti dedicati al ricordo della nascita della Repubblica Italiana, dobbiamo ricordarci anche e soprattutto delle ingiustizie che sono costretti a subìre i lavoratori della scuola. A sottolineare questo aspetto, il Presidente dell’Anief, Marcello Pacifico, che punta il dito contro lo Stato italiano repubblicano, colpevole di aver approvato, contro il mondo della scuola, delle norme che violano almeno sette articoli della Costituzione e tre direttive europee. Queste le parole di Pacifico.
Scuola, ultime notizie 3 giugno: Anief ‘Possiamo parlare di Repubblica moderna che tutela i propri cittadini?’
‘Com’è possibile che gli stipendi di chi lavora nella scuola debbano essere bloccati da quasi 10 anni, senza nemmeno aver concesso loro il paracadute costituito dalla vacanza contrattuale? Perché un insegnante in pensione nella scuola deve percepire in media 1.300 euro al mese mentre la media dei dipendenti pubblici supera i 1.800 euro? – si chiede il segretario confederale Cisal.
‘Una Repubblica moderna che tutela i propri cittadini – prosegue Pacifico – non dovrebbe permettere l’approvazione di norme, invece in vigore nella nostra Penisola, che violano almeno sette articoli della Costituzione italiana e tre direttive europee: sono infatti penalizzati per la mancata tutela del diritto all’avvicinamento alla famiglia, per un accesso ritardato ai pubblici uffici, per una retribuzione iniqua, per una ricostruzione di carriera incompleta e per una pensione e liquidazione ingiusta. Tutto ciò accade come se la Corte Costituzione, nell’estate del 2015, non avesse mai dichiarato illegittimo il blocco stipendiale che invece continua a essere in atto.’
Aumento stipendi e supplenze: ‘Come si può parlare di occupazione lavorativa dignitosa?’
“Ha fatto bene Papa Francesco a parlare, qualche giorno fa, di lavoro come figura antropologica, inteso come dono di sé, creatività, libertà e dignità. Ecco – sottolinea Pacifico – a queste condizioni, con l’inflazione che ha superato con 14 punti percentuali gli stipendi di chi lavora a scuola, con la precarietà perenne, come si può parlare di occupazione lavorativa dignitosa? Oggi chi vuole insegnare nella scuola è atteso ancora da un lunghissimo periodo di supplenze: ci sono decine di migliaia di docenti selezionati, formati, abilitati all’insegnamento che la Buona Scuola ha lasciato fuori delle assunzioni. A costo di lasciare vacanti tantissimi posti liberi, come poi è accaduto. Tanto è vero che a settembre avremo ancora quasi 100mila supplenze annuali, di cui oltre 80mila su posti vacanti ma furbescamente non ritenuti tali dall’amministrazione. Ora – ha concluso il presidente dell’Anief – poiché lo Stato italiano non intende sanare queste situazioni, il sindacato ha deciso di rivolgersi ai giudici super partes che operano in Europa”.