Quali sono le migliori università italiane? La risposta ce la dà la recente classifica del Qs. Al suo interno ci sono nomi prestigiosi, veri e propri fiori all’occhiello del nostro paese. Per una volta possiamo essere orgogliosi della nostra istruzione, dato che alcuni atenei nostrani risultano occupare ottime posizioni a livello mondiale.
La scaletta del QS è molto importante, dato che redige ogni anno tale classifica, sempre aggiornata e del tutto vincolante. Certo, dal punto di vista globale le prime vere posizioni sono occupate da università statunitensi, ma anche l’Italia ha saputo farsi valere questa volta. Qui di seguito vi faremo il punto della situazione.
Classifica QS: ecco le prime università d’Italia nel mondo
Secondo la classifica QS, le migliori d’Italia a livello mondiale (occupanti le prime 200 posizioni) sono quattro atenei:
Politecnico di Milano: posizione 170
Università di Bologna: posizione 188
Scuola Superiore Sant’Anna Pisa e Scuola Normale Superiore: entrambe alla posizione 192.
Le ultime due sono il massimo della ricerca nel nostro paese. Proprio in tale ambito, questi due atenei si sono aggiudicati rispettivamente la posizione 18 e 27. Davvero niente male per uno stato come il nostro, in cui la didattica viene spesso criticata e davvero poco lodata.
Le dichiarazioni di Ben Sowter sulle università italiane
Il responsabile della Ricerca per Qs Ben Sowter ha rilasciato alcune significative dichiarazioni: ‘Questa nuova edizione del nostro ranking vede ben quattro università italiane ai primi 200 posti in classifica – ha detto- L’Italia è un paese straordinario e spero che la classe dirigente cerchi di incrementare l’investimento per le università e la ricerca’.
Università italiane: quali sono stati i criteri di selezione
I criteri di selezione per stilare la classifica sono stati in tutto sei:
- Un sondaggio a livello internazionale rivolto al personale universitario (docenti, ricercatori, accademici) escludendo gli atenei dove questi svolgono le loro attività;
- Un sondaggio rivolto ai cosiddetti recruiter, chiedendo loro quali siano le università da cui scelgono i talenti;
- Il numero di citazioni ai lavori dei vari ricercatori pubblicati su riviste, in un arco temporale che va dal 2011 al 2016;
- Il livello di risorse dedicate all’insegnamento;
- La proporzione di docenti internazionali rispetto al corpo docente;
- La proporzione di studenti internazionali rispetto al corpo studentesco.
Fonte:
Studenti.it