Scuola, ministra Fedeli: 'Stipendi bassi? Bisogna aumentarli così più uomini vorranno insegnare'

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La ministra dell’Istruzione, Valeria Fedeli, è intervenuta quest’oggi, mercoledì 5 luglio, a margine dell’audizione tenuta presso la commissione parlamentare e riguardante il femminicidio: in merito alla questione insegnamento, sappiamo molto bene come se si parla di insegnanti, si debba parlare soprattutto di donne, in quanto le statistiche in merito alla differenza numerica tra i due sessi è evidente, soprattutto nella scuola dell’infanzia, dove troviamo solamente un uomo ogni 99 donne insegnanti.

Scuola, Valeria Fedeli: ‘Se gli stipendi fossero più alti, anche gli insegnanti uomini sarebbero molti di più’

Anche negli altri cicli, comunque, la differenza è considerevole. Secondo la ministra Fedeli, non si tratta solamente della maggior predisposizione femminile verso la professione dell’insegnante ma su questo elemento andrebbe ad influire, e non poco, anche l’aspetto economico.
In pratica, secondo il numero uno del dicastero di Viale Trastevere, gli uomini potrebbero avvicinarsi molto di più alla nobile arte dell’insegnamento se gli stipendi fossero più alti: insomma, se le retribuzioni fossero più elevate, il sesso maschile sarebbe molto più attratto dalle aule scolastiche.
“Quando riconosceremo tutti insieme il valore economico di essere insegnante, quel giorno, finalmente, molti uomini arriveranno’.
Di certo, se consideriamo gli attuali miseri stipendi, fermi da otto anni, e le prospettive di incremento della busta paga concordate dalla ministra della Pubblica Amministrazione, Marianna Madia, e dai sindacati, la bizzarra teoria della ministra è ben lungi dal potersi realizzare. Cominciamo allora ad adeguare subito e in maniera giusta ed equa gli stipendi degli insegnanti, recuperando le pesanti perdite accumulate in passato e restituendo alla categoria quella dignità professionale calpestata vergognosamente per troppi anni; cominciamo a non elargire in altrettanto e vergognoso ritardo gli emolumenti spettanti ai docenti precari. Poi, allora si potrà riparlare anche del fattore marginale, tirato in ballo dalla ministra Fedeli, in relazione alle differenze numeriche tra uomo e donna nell’insegnamento.

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