Formazione docenti, aggiustiamo il tiro: l’obiettivo è la formazione degli studenti

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Da qualche anno a questa parte la formazione dei docenti pare stia diventando con la Legge 107/15, ma più che altro per il Miur, una vera e propria ossessione. Secondo molti prof, infatti, l’opinione pubblica non è abbastanza informata del fatto che loro sono già abbastanza formati per fare gli insegnanti. Forse fin troppo! Invece, la politica dovrebbe puntare su due aspetti molto importanti e purtroppo sottovalutati: la qualità della formazione degli studenti e la meritocrazia.

Meritocrazia: un aspetto solo nei confronti degli docenti che non sarà più preso in considerazione per gli studenti

Anche l’obiettivo della meritocrazia si è spostato sempre più verso i docenti, dimenticando invece che questo aspetto deve essere accuratamente restituito ai legittimi proprietari, cioè agli stessi studenti. La politica, giornalmente, cerca di giustificare persino il misero stipendio di un insegnante (inferiore della metà del resto degli stipendi dei colleghi europei), legittimando la loro ‘scarsa’ competenza con la mancanza di quel quid, chiamato appunto ‘formazione’. Ma non è affatto così, bisogna sottolinearlo. Ci si chiede se questa spasmodica ricerca a tutti i costi di formare i docenti italiani corrisponda o meno alla verità che sta alla base del variegato mondo dell’insegnamento.

Formazione degli insegnanti plurititolati: il problema sono gli stipendi bassi dei Prof e quelli alti dei politici

Solitamente, un docente con dieci o venti anni di esperienza nella scuola è assolutamente formato per svolgere il proprio lavoro. Nel contempo, invece, bisognerebbe interrogarsi su quali siano i veri motivi del fatto che gli stipendi dei nostri politici siano i più alti di tutti, anche dei loro stessi colleghi europei.
Una discrasia, questa, che dovrebbe fare riflettere tutta l’intera opinione pubblica ma che invece ci rende sempre più intorpiditi e inermi, nel silenzio più assoluto. Un’altra differenza sostanziale tra i docenti e i politici consiste nel fatto che mentre il docente vive in una condizione di perpetua colpa (causata dal legislatore cioè dalla politica), invece i politici vivono persino di impunità. Ma allora, cosa sta succedendo davvero in questa Italia sfasciata dall’incompetenza e dalla malversazione? La verità sta nel fatto che ‘la politica spesso vive e vegeta di consensi ma sovente non possiede neanche le competenze; gli insegnanti, viceversa, nonostante abbiano le competenze, non hanno nessun consenso, specie dalla politica‘. La realtà purtroppo è così diversa rispetto a quello che qualcuno vorrebbe farci credere. Ma andiamo oltre.

La formazione: una visione distorta della realtà, poniamo alcune domande al legislatore

Lo sa il legislatore che per mantenere l’ordine in una classe dopo il proprio ingresso (prima ora) occorrerebbe circa un quarto d’ora? Lo sa il legislatore che per accendere un computer, effettuare il proprio accesso al registro elettronico, fare l’appello e inserire le assenze passano in media altri 20 minuti? Lo sa il legislatore che per utilizzare le nuove tecnologie (per esempio una LIM) in un’ora di lezione bisognerebbe avere contemporaneamente una scolaresca poco numerosa, poco chiassosa e molto attenta? Lo sa il legislatore che un docente prima di entrare di ruolo ha alle spalle almeno dieci anni di precariato? Lo sa il legislatore che un docente di ruolo ha dovuto prima laurearsi, poi abilitarsi attraverso la frequenza ad un corso abilitante o addirittura risultare idoneo ad un concorso pubblico? Lo sa il legislatore che un docente durante la sua gavetta ha dovuto accumulare anche 3 o 4 master post universitari? Lo sa il legislatore che gli insegnanti di 45-50 anni hanno alle spalle, come minimo 20 anni di esperienza di insegnamento? Lo sa il legislatore che oggi almeno il 60% degli alunni di una stessa classe possiede disturbi dell’apprendimento, veri o presunti? Lo sa il legislatore che dietro quel 60% di alunni con difficoltà ci stanno altrettanto famiglie con problemi gravi (separazioni o quant’altro)? Lo sa il legislatore che oggi molti P.d.P. non vengono affatto compilati perché molti consigli di classe preferiscono lavarsene le mani? Lo sa il legislatore qual è la vera atmosfera che si respira all’interno di in una classe con 30 alunni? Lo sa il legislatore cosa significherebbe compilare 18 P.d.P. (diversi l’uno dall’altro)? Lo sa il legislatore cosa succederebbe in una classe di 23 alunni se tutti questi utilizzassero i loro cellulari?

Il legislatore ha scritto la norma senza consigliarsi con gli addetti ai lavori

Il vero problema, quindi, non sta nella mancanza di formazione degli insegnanti, i problemi a quanto pare sono altri. Il vero problema forse consiste nel fatto che il legislatore (ruolo svolto principalmente dai politici di turno) nella fase di scrittura della legge hanno baipassato, nel preziosissimo ruolo di consiglieri, le opinioni degli addetti ai lavori, ovvero degli stessi insegnanti. E’ come se i passeggeri di un aereo avessero il compito di scrivere le regole che i piloti dovrebbero rispettare e non viceversa.
L’obiettivo della formazione, in questi ultimi anni, si è spostato in maniera vistosa verso altre mete totalmente o parzialmente errate. Sovente si pensa che per fare il formatore bisogna essere formati e oggi, purtroppo, passa il messaggio che molti insegnanti non lo siano affatto. Ma questo è totalmente falso e poco rispondente alla verità! Inutile aggirare l’ostacolo: si tenta in tutti i modi di sobbarcare di compiti e di responsabilità i docenti, quando si sa benissimo che la società italiana si è totalmente trasformata in peggio. La maggior parte dei genitori non sa svolgere questo delicato compito e per questo motivo lo studente spesso si comporta con i propri insegnanti come se avesse difronte la propria madre o il proprio padre. L’eccessiva indulgenza dei genitori ha finito per ‘criminalizzare’ gli insegnanti e il risultato è che se uno studente non rende in una disciplina e si comporta anche male, la colpa non è più della famiglia ma solo del docente di quella specifica disciplina, considerato poco incline all’indulgenza.

Formiamo gli insegnanti e i Dirigenti Scolastici ad essere più inflessibili

Il problema vero, oramai è rappresentato dalla mancanza di inflessibilità da parte delle famiglie e per forza di cose anche degli insegnanti. A tal proposito spesso viene da riflettere: ma come si può promuovere un ragazzo che ha accumulato in un anno scolastico 25 note? Eppure il prossimo anno a quanto pare verranno tutti promossi. Come si può pretendere di dare il giusto esempio agli altri alunni che invece hanno rispettato diligentemente il ‘fantomatico’ regolamento d’Istituto? Il risultato è sotto gli occhi di tutti: l’insegnante è messo alla berlina. La verità consiste nel fatto che il docente oggi non ha nessuno strumento per giudicare i propri alunni seguendo come di giusto i parametri meritocratici, spesso contenuti nei regolamenti d’istituto, ma che rappresentano solo ed esclusivamente un’accozzaglia di belle parole mai prese seriamente.

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