La questione riguardante il rinnovo del contratto economico degli statali sarà al centro della discussione nelle prossime settimane. Come sappiamo, si ripartirà dall’accordo Governo-sindacati raggiunto il 30 novembre scorso, quando si stabilì la cifra che i dipendenti pubblici si ritroveranno in più in busta paga a partire dal 2018, ovvero 85 euro lordi circa.

Una cifra assolutamente irrisoria, un’elemosina, soprattutto per i dipendenti del comparto scuola che, nell’ambito della Pubblica Amministrazione, continuano da anni a percepire stipendi tra i più bassi in assoluto.

Scuola, Anief ‘Incremento stipendi dovrebbe essere tra le 210 e le 220 euro mensili’

Il problema, sottolinea il sindacato Anief, è che nell’intesa Funzione Pubblica-Sindacati e nell’Atto di indirizzo del Miur, in via di definizione, non c’è traccia del recupero dell’indennità di vacanza contrattuale allineata all’inflazione, la quale nelle intenzioni della Ragioneria dello Stato rimarrà congelata addirittura fino al 2021. Come risultato di questi accordi a perdere, ai lavoratori pubblici verrebbero negate ben 105 euro in media mensili che potrebbero percepire proprio se si sbloccasse quell’indennità, senza firma del contratto vita natural durante. A regime, infatti, l’incremento netto in busta paga dovrebbe attestarsi tra le 210 e le 220 euro (l’altra metà sarebbero derivanti dagli aumenti effettivi da attuare ad ogni rinnovo contrattuale).

Referendum per atto di indirizzo del Governo e ipotesi di firma nuovo contratto

Il presidente dell’Anief, Marcello Pacifico ha sottolineato come ‘Qualsiasi intesa, senza il recupero del costo dell’inflazione, decisamente cresciuta negli ultimi dieci anni, sarebbe un accordo contro i lavoratori e dirigenti della Pubblica Amministrazione. Ecco perché il loro stipendio negli ultimi dieci anni ha perso quasi il 20% del suo valore effettivo: i Governi non si sono limitati a bloccare i contratti, ma anche a congelare quell’indennità di vacanza contrattuale, da assegnare proprio in tali situazioni di attesa del rinnovo. Per noi, quindi – prosegue Pacifico – non rimane che impugnare tale politica, chiedendo ai lavoratori di inviare formale diffida al Miur oppure di aderire direttamente al ricorso rivolgendosi direttamente al giudice del lavoro, in modo da recuperare almeno il 7% degli ultimi due anni di quell’indennità sottratta in modo illegittimo, come previsto dalla Consulta, interrompendo i termini di prescrizione. Premesso questo, Anief e Udir chiedono che l’atto di indirizzo del Governo sia sottoposto al giudizio di tutti lavoratori della scuola, quindi docenti, Ata e dirigenti scolastici, così come l’ipotesi di firma del nuovo contratto. La quale dovrà per forza di cose essere certificata attraverso uno specifico referendum’.