Un articolo firmato da Claudio Tucci de ‘Il Sole 24 Ore’ parla esplicitamente di ‘flop della chiamata diretta’: quella che doveva essere una delle novità più importanti della riforma renziana ‘Buona Scuola’ si è trasformata in un vero e proprio fallimento, secondo i dati riportati dallo stesso Ministero dell’Istruzione.
Nelle operazioni di passaggio da ambito a ruolo, infatti, sono stati individuati dai dirigenti scolastici meno del trenta per cento dei circa 12mila insegnanti finiti negli ambiti territoriali. Anche tra i docenti neo-immessi in ruolo la chiamata diretta del preside ha riguardato meno della metà degli insegnanti (12.976 docenti sui complessivi 27.388 assunti al 13 agosto).
Scuola, fallimento chiamata diretta: ecco i dati pubblicati dal Miur
Dai grafici che sono stati pubblicati dal Miur si può ben comprendere come il boicottaggio abbia riguardato in misura maggiore il Centro-Sud.
Non è andata certamente meglio al Nord dove le percentuali di docenti trasferiti non sono state alte e, comunque, molto al di sotto delle aspettative: 66,21% per i neo-immessi in ruolo, solamente il 29,96% nei trasferimenti, nonostante i posti a disposizione fossero molti di più rispetto al Sud.
Il flop della chiamata diretta farà , naturalmente, cantar vittoria ai sindacati che, sin dal settembre del 2014 quando Renzi presentò la Buona Scuola, hanno osteggiato (per altro senza alcun successo) il nuovo provvedimento istituito poi con la Legge 107.
Chiamata diretta docenti, il giudizio di Valentina Aprea
Ora si potrebbe spingere verso l’abrogazione dello strumento per tornare al sistema delle graduatorie. L’Assessore all’Istruzione, Formazione e Lavoro della Regione Lombardia, Valentina Aprea ha così commentato: ‘La chiamata per competenze era tra i punti più qualificanti della Buona Scuola. Purtroppo, è stata disattivata da vincoli e procedure che, oggi, la rendono solo un esercizio burocratico di assegnazione di punteggi. Spiace aver constatato che anche molti presidi non abbiano avuto il coraggio di cogliere l’opportunità pur nelle condizioni date non certo favorevoli’.