Molti laureati si stanno accorgendo di aver studiato (quasi) inutilmente, vedendosi scavalcare nelle graduatorie di istituto da diplomati dell’ultim’ora, ITP abilitati dal tar, dall’oggi al domani e diplomati magistrali che stanno scoprendo di avere il diploma in questi giorni, chiedendo, con un ricorso al tar di entrare in ruolo.
Sì, i diplomati magistrali con riserva nelle gae stanno scavalcando gli abilitati in scienze della formazione (5 anni di università, accesso programmato sul fabbisogno, laboratori e tirocini) e gli ITP (insegnanti tecnico pratici), con riserva in seconda fascia, stanno scavalcando i laureati in terza fascia.
La campagna social
Una domanda frequente ormai, uno sfottò, una presa in giro verso rinunce, sacrifici e abnegazione.
Qualcuno decide addirittura di omettere il titolo di studi per avere più chance lavorative.
Ma perché?…
Una laurea è un universo culturale inimmaginabile, un’apertura mentale differente, maggiori competenze da poter spendere nel mondo.
Scegliere un laureato significa puntare sul futuro, riconoscere il merito della conoscenza e credere nell’importanza della formazione.
Una laurea varrà sempre più di un diploma, specialmente nel mondo del lavoro e da oggi nessuno dovrà dir più #scemochisilaurea perché si merita questa risposta: “Scemo sarai tu che non ci provi neanche!”
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La professione docente non si improvvisa
La campagna nasce dall’idea che per insegnare oggi ci sono dei percorsi specifici, in grado di fornire le giuste conoscenze e competenze; elementi di pedagogia e didattica sono fondamentali per garantire una progettazione oculata e una corretta e valida performance di insegnamento/apprendimento con gli studenti.
Nessun rancore, nessuna guerra, solo un principio di meritocrazia, parola ormai sconosciuta e bistrattata in Italia: calpestata senza se e senza ma.
Il link al Coordinamento di SFP nuovo ordinamento