Storia di un ricorso infinito.
L’avvocatura dello stato ha controbattuto punto per punto a quanto esposto dagli avvocati dei DM.
E’ un passaggio importante, segna l’interesse e la gravità, il peso di una annosa questione che ormai tiene banco dal 2014 (se non addirittura dal 2007, anno di chiusura, da parte del ministro Fioroni, delle Graduatorie Permanenti).
Perché l’avvocatura dello Stato è stata così puntuale
E’ evidente che in un modo o nell’altro ci sarebbero danni irreparabili, si pensi a 80.000 diplomati che dovrebbero essere immessi in ruolo, in caso di sentenza favorevole: tra questi ci sarebbero persone con un range di età che va da 34 anni a quasi 60. Persone che vanno da anni di precariato, ad anni di altro lavoro, con preparazione (o non preparazione) di ogni tipo. Tutti i lavori vanno rispettati, certo, ma l’educazione, la pedagogia, le basi della grammatica o della matematica? Saranno garantiti ai bambini di oggi e di domani?
Ma anche se la sentenza dovesse essere sfavorevole sarà il caos: si pensi a tutti i ricorsi pendenti, a tutti coloro che hanno firmato contratti a TD o che addirittura hanno firmato il ruolo con riserva. Risoluzione immediata dei contratti e nuove, migliaia di nuove convocazioni (nelle vacanze di natale?). E la continuità didattica? E le famiglie (degli alunni). Tutto nel caos; depennamenti a catena nelle graduatorie di istituto e nelle gae.
La sentenza e il ruolo della politica
La politica non può farsi da parte; certamente è un momento delicato, elezioni alle porte, ma in ogni caso la politica (sia con esito favorevole o sfavorevole) deve dare delle risposte: a tanti diplomati che da tanti anni sono nella scuola e sono al servizio delle istituzioni scolastiche che hanno inevitabilmente bisogno di docenti; deve dare risposte ai laureati in scienze della formazione che (in caso di esito favorevole) si vedrebbero definitivamente scavalcati da una valanga di diplomati, vedendo il ruolo, dopo anni di sacrificio, diventare un miraggio.