Contratto-scuola. Vertenza difficile, complessa. Il convitato di pietra, purtroppo è l’intesa del 30 novembre 2016. I sindacati tentano di nasconderlo. Non senza difficoltà. Avanzano delle proposte, finalizzate ad andare oltre l’accordo. Tutte da apprezzare. Purtroppo il governo va avanti per la sua strada.
La vertenza contrattuale, lunga e difficile
Finalmente si è entrati nel vivo del contratto. Sindacati e governo, rappresentato dall’ARAN, hanno iniziato ad incontrarsi. L’Amministrazione parte da una posizione di forza: l’intesa contrattuale firmata un anno fa dai confederali . I capisaldi dell’accordo sono: gli 85€ (dovranno favorire chi ha più “sofferto la crisi economica”) e l’impegno a riequibrare il rapporto tra il contratto e la legge. Al momento quest’ultimo aspetto si fonda su un “si può” e non “si deve” (Testo Unico Pubblico impiego ). Da qui si deduce la difficile posizione dei sindacati. Probabilmente speravano che la categoria accettasse senza eccessive proteste soprattutto “la mancetta”. Così non è! E questo ha sicuramente complicato la trattativa.
Le proposte per “gonfiare” gli 85€
In questi mesi sono state avanzate sostanzialmente due proposte per rendere meno indigesto il contratto-scuola. La prima, fatta propria da qualche sindacato consiste nel trasferire le risorse del “merito” e della “Carta docente” nel tabellare stipendiale. La seconda, avanzata dal gruppo “Professione Insegnante” ha proposto un aumento di 200 € netti per recuperare il potere d’acquisto persi in questi ultimi anni.
Ipotesi apprezzabili, ma…
Le due proposte puntano allo stesso obiettivo: aggiornare in positivo l’accordo del 30 novembre 2016. Implicitamente non si riconoscono nell’accordo e di conseguenza formalizzano un ulteriore distacco dai sindacati firmatari l’intesa. Non è il migliore degli scenari possibili.
A questo occorre aggiungere il silenzio del governo su queste proposte. Non se ne parla! Il governo non le considera degni di attenzione. Non c’è traccia nell’atto di indirizzo del comparto-scuola. E non poteva essere diversamente, in quanto quello generale e la stessa proposta di legge di Stabilità per il 2018 non hanno subito cambiamenti. I riferimenti erano e sono gli 85€.
Bisogna ammetterlo, finché il governo non cambierà posizione con un atto formale, le proposte rimarranno lettera morta. In caso di firma di un contratto poco dignitoso, forse solo la proposta del gruppo “Professione Insegnante” otterrà il suo reale obiettivo: il ritiro delle tessere! Se questo scenario si concretizzerà non sarà una bella pagina per la democrazia. Questa ha bisogno di un sindacato realmente rappresentativo degli interessi della categoria. Ma parliamo di un “altro sindacato”, diverso da quello attuale.