Nel contratto economico esiste solo la sottrazione

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Contratto economico pessimo. E’ impegnativa la ricerca di un aggettivo che determini la natura del probabile accordo economico. Non è una sensazione. I fatti parlano chiaro. Tutti sono preceduti dal segno meno, che rimanda alla sottrazione. Aumento, Incremento. Queste  espressioni possono essere abbinate al probabile contratto economico? Non direi. Se ignoriamo alcuni elementi la vertenza contrattuale, non ci sono dubbi. Il nostro stipendio aumenterà. Ma è solo un’illusione!
Se invece caliamo il discorso nel contesto dal quale “spunta” la proposta economica del governo, allora le cose cambiano.

I fatti rimandano alla sottrazione, alla riduzione di quanto dovuto

Iniziamo a dire che l’arco di tempo considerato dall’intesa del 30 novembre 2016 e quindi dalle leggi di stabilità (2016-18) non considera gli ultimi cinque mesi del 2015. Infatti tra la sentenza della Corte Costituzionale (24 giugno 2015) che ha dichiarato inammissibile l’ulteriore blocco dei contratti e l’inizio del 2016 intercorrono  sei mesi. Quindi il governo ha intenzionalmente sottratto questo periodo. Tradotto: un ulteriore regalo!
Diversi articoli ,inoltre, apparsi nel Web parlano di una-tantum del 2016-17. E’ risaputo che dietro questa espressione si nasconde un’ulteriore sottrazione di risorse dovute  al docente (e non solo). La quota elargita è un  forfait. Quindi copre in parte di quanto invece dovuto.
E giungiamo agli 85€ lordi, medi nel triennio.La cifra è calcolata sull’inflazione programmata (Decreto L.vo 29/93) e non su quella reale. Terza sottrazione. Questa scelta ha fatto scivolare gli insegnanti e il pubblico impiego verso la fascia economico-sociale inferiore.

Un’amara considerazione

Di fronte a questi fatti, difficilmente contestabili, è possibile fare solo una considerazione. Amara! Il Paese ha deciso di concludere l’esperienza con questo modello di scuola. Complice il governo e il sindacato. Nel suo recente passato c’era passione, prospettiva. Tutto questo era possibile grazie alla presenza di insegnanti motivati e con un adeguato prestigio sociale. Difficile ipotizzare il “nuovo” modello formativo. A grandi linee, però, alcuni segnali sono già presenti ora. Insegnanti demotivati, identificati come fannulloni ( Brunetta docet), “ottimizzati” ( maggiori incarichi a costo zero), declassati ed emarginati nei fatti. Da qui non è difficile ipotizzare il nuovo modello minimale. Nonostante i tanti annunci della sua centralità nello sviluppo del Paese.

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