Le colpe degli insegnanti di sostegno – In questi giorni di fine anno una polemica targata Valeria Fedeli sta tenendo banco sulle prime pagine dei quotidiani nazionali e sui portali di informazione scolastica d’Italia. Secondo l’opinione della ministra della Pubblica Istruzione, infatti, la causa della carestia di insegnanti di sostegno (sarebbero 40mila i posti vacanti) andrebbe ricercata proprio nelle scelte ‘screanzate’ degli stessi insegnanti, i quali, dopo aver scontato il blocco quinquennale, ritornerebbero ad insegnare la loro materia curricolare.
Per la ministra Fedeli gli insegnanti di sostegno dovrebbero essere come i diamanti: “Per sempre”
Per Marcello Pacifico si tratterebbe delle ennesime accuse della ministra Fedeli rivolte agli insegnanti, rei di approfittare di una norma che impone loro di rimanere per cinque anni a svolgere il ruolo di insegnante di sostegno. In quella riflessione poco diplomatica della Fedeli, secondo Marcello Pacifico, ci sarebbe dell’altro: un vero e proprio capro espiatorio per evitare di nascondere la grave e palese mancanza di organizzazione del governo riguardo all’intero sistema scolastico, giustificate in parte dalla solita spending review. In fondo se c’è una legge che impone il vincolo quinquennale e se la stessa viene rispettata da tutti, non ci sarebbe nulla di grave se, una volta scontato il periodo anzidetto, gli stessi docenti ritornassero ad insegnare la loro disciplina curricolare.
Il Presidente Anief, a tal proposito dichiara: «Non sa più quali giustificazioni porre il Ministro dell’Istruzione, Valeria Fedeli, per non dire che in Italia i problemi del sostegno agli alunni disabili sono legati ad una pessima organizzazione del sistema e a bassi motivi di risparmio pubblico: invece di dire come stanno le cose, nel corso di una interrogazione parlamentare, la titolare del Dicastero di Viale Trastevere è tornata a far intendere che la colpa dei 40mila posti vacanti è da associare sia alla mancanza di docenti specializzati, e per questo si aspetterebbero i 9.949 docenti che si stanno specializzando, sia alla scelta di tanti insegnanti entrati in ruolo su sostegno di spostarsi su disciplina appena la legge glielo consente, quindi dopo cinque anni».
Insomma, per Valeria Fedeli l’insegnante di sostegno dovrebbe svolgere per sempre questo tipo di incarico, anche se fosse in possesso di un’altra abilitazione in una disciplina d’insegnamento. Un’assurdità a tutti gli effetti! Pacifico su questo argomento esterna con convincimento quanto segue: «Fare questo mestiere è faticosissimo e se un insegnante abilitato in una o più discipline decide di tornare a fare il docente curricolare non possiamo biasimarlo».
La colpa non è degli insegnanti ma del grande piano di assunzioni 2015 della Buona Scuola
Non dimentichiamo, tra l’altro, che l’accanimento di Renzi in occasione del grande piano assunzionale del 2015 era il frutto proprio di questo ragionamento: spalmare in tutta Italia il maggior numero di insegnanti di sostegno, imponendo loro (tra l’altro) la priorità di indicare, a chi possedesse più abilitazioni, proprio il sostegno. Adesso la ministra Fedeli ha persino il coraggio di utilizzare la parolina magica “colpa”. Non è solo assurdo sentire rivolgere affermazioni del genere nei confronti degli insegnanti, discriminati e allontanati dai loro affetti, ma diventa anche oltraggioso sentire parlare di responsabilità circa lo sfacelo della scuola pubblica sul tema del sostegno ai disabili. Invece di indicare le responsabilità, la ministra si metta nei panni di quei lavoratori: le loro condizioni di vita rasenta la povertà; con i loro stipendi da fame riescono a pagare a stento l’alloggio e il vitto, soprattutto coloro che lavorano nelle ricche città del settentrione.
Ancora una volta, purtroppo, dobbiamo sentire rivolgere le solite accuse nei confronti degli insegnanti, i quali (fino a prova contraria) dopo aver scontato la loro pena (senza per questo avere nessuna colpa) decidono, rispettando la legge, di ritornare ad insegnare la disciplina che preferiscono. Ma di quale colpa stiamo parlando?
Facciamo un po’ di conti: gli insegnanti di sostegno specializzandi ricopriranno solo il 25% dell’organico necessario
Secondo il Presidente dell’Anief le affermazioni di questi giorni espresse dalla ministra mettono a nudo la sua “incompetenza” su alcuni problemi endemici presenti all’interno del mondo della scuola ed in particolare sul tema che stiamo trattando. Si, proprio così. Pacifico non usa mezzi termini e spiega: «La didattica speciale comporta energie particolari: pensare che si tratti di una furberia è un modo semplicistico di giudicare questi insegnanti, ma soprattutto la dice lunga sulla competenza in materia da parte del Ministero dell’Istruzione sul sostegno e i suoi problemi cronici».
Per quanto concerne i numeri, per Pacifico qualcosa proprio non torna: «… Siccome la matematica non è un’opinione è facile capire come stanno le cose: partendo da un dato certo, ovvero che le cattedre assegnate lo scorso anno sono state circa 140mila e che i docenti in organico di diritto si aggirano attorno alle 100mila unità, il calcolo è presto fatto ed i posti liberi non sono di certo solo 10mila. A dire il vero, dovrebbero essere anche di più di 40mila, visto l’alto numero di alunni che continua a non avere il proprio docente specializzato oppure a vedersi assegnate dagli Uffici scolastici meno ore settimanali rispetto a quelle sancite delle commissioni mediche statali di appartenenza. E per questo motivo noi continuiamo ad appellarci ai giudici».
E su questo ultimo passaggio Marcello Pacifico ha proprio ragione: in nome del ‘fantomatico’ risparmio, ci sono classi con un solo docente di sostegno che segue (con molta difficoltà) anche quattro o più alunni contemporaneamente. Invece di scaricare i barili nel posto sbagliato, noi ci chiediamo: chi governa e legifera ha davvero contezza del lavoro che svolge ogni giorno un insegnante di sostegno?