Sembra proprio che dal punto di vista politico la norma risulti già istituzionalizzata: a Bologna le scuole materne diverranno a pagamento. Un clamoroso passo indietro accaduto 48 ore dopo la firma del verbale Cgil, Cisl e Uil che suggellava l’obbligo di gratuità per tali istituti scolastici. Ecco invece il colpo di scena avvenuto in Commissione a Palazzo. Da notare come fossero già scoppiati alcuni tumulti dopo la presentazione della delibera che abrogava la gratuità delle materne.
Bologna: materne a pagamento, scoppia la polemica
Gli emendamenti, nonostante quanto sancito di recente, parlano senza alcuna possibilità di fraintendimento: le scuole materne del comune di Bologna sono gratuite per tutti. E citiamo testualmente: “Il momento del pasto è considerato parte essenziale dell’offerta formativa, pertanto la frequenza della scuola è soggetta al pagamento di una tariffa equivalente e non superiore al costo della refezione scolastica”. Tale tariffa quindi apre la possibilità verso un’ipotetica tassa sull’iscrizione in tali strutture. Non sono d’accordo su quanto affermato poc’anzi, gli esponenti del comitato Scuola e Costituzione, che difendono la gratuità delle scuole materne comunali. Il comitato ha infatti creato una petizione al riguardo, che ha già quasi raggiunto le 3mila firme.
Bologna: la gratuità delle materne e le considerazioni dei sindacati
Una simile notizia, come già accennato, ha generato un buon numero di malcontenti a Bologna. Il segretario Uil Giuliano Zignani ha dichiarato: “Il verbale sottoscritto in merito alla gratuità della materna, non lascia spazio ad ambiguità alcuna: la gratuità va confermata”. La Uil quindi ha invitato l’amministrazione comunale ha fare opportuna chiarezza sulla situazione. Una richiesta appoggiata anche da Maurizio Lunghi, segretario generale Cgil: “La gratuità va confermata – ha spiegato – L’amministrazione chiarisca subito”. Non solo, anche la Flc Cgil vorrebbe comprendere cosa sia realmente accaduto. La segretaria Susi Bagni ha lamentato: “Ci sembra si stia mascherando la trasformazione della gratuità in tariffa di frequenza”.
Fonte:
Ilrestodelcarlino.it