Da giorni, in merito all’esame della proposta per il contratto statali 2018, si parla di aumento medio degli stipendi pari ad 85 euro. Ma perché si parla di aumento medio, e non uguale per tutti? Perché, oltre al fatto che a quanto pare mancano parte dei fondi necessari, il Ministero dell’economia ha inteso l’aumento medio per tutti i comparti, creando delle sproporzioni tra un comparto e l’altro in base allo stipendio medio degli impiegati.

Aumento degli stipendi medio, contratto statali 2018

L’aumento medio previsto dal contratto statali, secondo quanto riferito dalle anticipazioni di Ansa, sarebbe del 3,48 % per tutti. In termini pratici, questo si tradurrebbe in un guadagno maggiore per chi ha stipendi già alti, e un guadagno minore per chi percepisce redditi più bassi. Ad esempio, per la scuola si calcola un aumento medio di 70 euro, e non 85 come sbandierato. Trovare i fondi mancanti potrebbe sistemare la situazione? Forse. Ma sarebbe più giusto rivedere il tpo di calcolo, evitando di fare in modo che chi più ha, abbia ancora di più, a discapito di chi ha meno.

La UIL si oppone

Intervistato dal Messaggero, il segretario generale della Uil Scuola Pino Turi ha spiegato con chiarezza: “Trasformare in percentuale l’aumento medio degli 85 euro, indistintamente su tutti i comparti, avvantaggia i comparti con le retribuzioni più elevate, in contrasto con l’accordo del 30 novembre che prevede la riduzione della forbice retributiva e la valorizzazione dei livelli retributivi che più hanno sofferto la crisi economica e il blocco della contrattazione che, come è noto, comprendono la scuola che rappresenta il fanalino di coda nelle retribuzioni dei dipendenti pubblici”.

Contratto statali, anticipazioni: aumento, assenze, legge 104 e altro