I molti articoli e interventi trattano il contratto e le riforme, focalizzando l’attenzione sui singoli aspetti. Utile l’approccio, ma si rischia di non comprenderne il disegno.
Il contratto e le riforme, manca la prospettiva
Quasi sempre i diversi contributi scritti o in video trattano uno o più punti della vertenza contrattuale e delle riforme scolastiche Mi riferisco agli 85€, all’alternanza scuola-lavoro, ai nuovi incarichi a costo zero, alle classi pollaio…
Intendiamoci, è opportuno parlarne. Purtroppo però rischiamo di perdere la visione dall’alto. E’ l’unica prospettiva che ci consente di comprendere la direzione. Scriveva F. Hegel: ” Non fermarti a guardare l’albero, osserva la foresta!”
Una prospettiva deprimente
Come i pezzi di un puzzle, i singoli aspetti citati sopra e il seguente prospetto chiariscono molto bene il trend.
Quindi l’istruzione sarà catterizzata fino al 2035 da un segno meno. L’ultimo esempio è la vertenza contrattuale.
Si va verso una “scuola povera di risorse”, caratterizzata dal maggior carico di lavoro dell’insegnante, svolto in condizioni sempre più difficili. Tutto questo in assenza di un adeguato riconoscimento economico. In altri termini, contratto e riforme scolastiche sempre più contro la formazione e il docente.
Il modello economico-finanziario, sempre più invadente
Un profilo che rimanda ad un modello economico-finanziario che considera la formazione un peso, un fardello. Del resto a che serve una scuola qualificata in un contesto dove i lavori precarizzati e a bassa complessità dominano? Il successo dipende da fattori diversi dallo studio?
Ora per conseguire l’obiettivo è necessario, innanzitutto, demotivare gli insegnanti ( contratto, classi pollaio, inutilità del valore della formazione…). Ne consegue naturalmente un abbassamento della qualità del servizio. Migliore condizione per dimostrare che la scuola non serve, è una spesa sociale inutile e improduttiva. E quindi chiudiamola! E dopo? Si realizzerà un altro obiettivo del turbo-capitalismo: trasformare i cittadini in sudditi eterodirezionati, teleguidati, Poveri noi!