Smartphone a scuola – La commissione nominata dalla Ministra Fedeli (metà settembre ’17) sull’uso didattico del dispositivo ha terminato i propri lavori. Nulla di nuovo! Tutto è confermato! Ora “la parola” passa alle scuole che devono definire comportamenti e modalità d’uso dello smartphone. Diversamente…

Smartphone a scuola, “nulla di nuovo sotto il sole”

La commissione ha reso note le conclusioni. Non cambia nulla rispetto alla Direttiva Fioroni (15/03/2007). L’uso personale del cellulare, nella sua forma evoluta dello smartphone, è vietato. Sintetizzando la dichiarazione della Ministra, il compito della commissione è stato quello di regolarne l’utilizzo a fini didattici (studio inglese, ricerche…) e non di liberalizzarne l’uso “senza se e ma”, come erroneamente riportato da qualche titolo di giornale.

Il decalogo non presenta  regole, bensì dieci scenari  già sperimentati da chi  già opera con il web 2.0, caratterizzato dalla condivisione tra pari (peer to peer). Questa favorisce la trasformazioni delle informazioni in conoscenze, utilizzando anche  media sociali (Facebook) o canali multimediali (Youtube)… Di fronte a questo cambiamento l’istituzione scolastica è chiamata a gestire l’innovazione, liberandola dall’assunzione di uno sterile finalismo. La tecnologia rimane un mezzo per il conseguimento di scopi pedagogicamente sostenibili e accettabili.

In fondo troviamo “la responsabilità”

Fin qui tutto bene. L’uso dello smartphone a scuola è ok. Poi, però… mi riferisco alla responsabilità delle istituzioni e dei docenti interessati. Questa rimane, anzi è implicitamente confermata a “regolamentare” le diverse situazioni, dove lo smartphone a  scuola è presente.

La responsabilità è declinata nella  “culpa in organizzando”  e “in vigilando”. La prima riferibile al Dirigente scolastico, la seconda al docente. Si legge su  “Il Sole 24 ore“. “la giurisprudenza considerava la diffusione di video illeciti on line quali attività del tutto prevedibili «in ragazzi di età pre-adolescenziale, dotati di telefonini abilitati a riprese video e generalmente fruitori di social network» (sentenza Tribunale di Brescia numero 1955, pubblicata il 22 giugno 2017). Per i giudici è noto che la diffusione tra i ragazzi di video lesivi dell’altrui reputazione può verificarsi in orario scolastico e ciò basta per ritenere sussistente la responsabilità civile dell’istituto scolastico.”

Un Web è divenuto complesso e impegnativo 

Il Web è divenuto difficile e in alcuni casi diseducativo. In altri termini, la possibilità di guadagni ha spinto molti programmatori a soddisfare le esigenze dei ragazzi e dei bambini di sfuggire al controllo degli adulti.  In questo senso vanno lette le applicazioni, i servizi di IM e social che riducono molto il controllo del genitore anche a distanza. Penso ad esempio  ad applicazioni che permettono l’eliminazione  di messaggi appena letti, consentono di filmare una propria o altrui attività (sexting) “convocando un pubblico di contatti” e di salvare il prodotto a tempo nel cloud,  alle cartelle rese “invisibili” nello smartphone…

La diffusione “virale” delle chat segrete

Tra i giovani e giovanissimi si sta diffondendo l’uso di “chat segrete” con crittografia “end to end”. Questa rende illeggibile a terzi, la comunicazione tra due dispositivi, perché le chiavi di cifratura sono inserite all’interno di entrambi di essi. E questo rende vano il tentativo di “traduzione” di un terzo a meno che non si possiedano le chiave giuste. Uno dei limiti, però, di questo sistema risiede nella possibile “falla” nella comunicazione. In altri termini, se uno dei due dispositivi è stato violato l’intruso potrà leggere i dati prima che vengano cifrati. Tutte assicurano l’anonimato che viene interpretato dai nostri ragazzi come totale invisibilità, dimenticando che l’IP pubblico (necessario per la navigazione nel Web) può essere nascosto (VPN, TOR…)   ma non annullato.

Prima di usare gli smartphone occorre…

L’evoluzione del Web, l’uso improprio e sprovedduto degli smartphone da parte dei nostri ragazzi richiedono una certa prudenza sull’uso dello smartphone a scuola. E non solo! Sono necessarie  alcune riflessioni, circa il grado di consapevolezza del gruppo-classe del valore dell’altro, veicolato dall’esperienza diretta, dove le emozioni, gli affetti sono “comunicati” dalla voce, dagli sguardi, dall’ “annussarsi”…

Questo è il prerequisito necessario per evitare i fenomeni del bullismo fisico e online (cyberbullismo). La conoscenza tecnico-informatica viene dopo, supportata da docenti “appassionati” e preparati a gestire la complessità e la direzione “antipedagogica” di una parte del Web.

Tutto questo deve supportare la parte del Regolamento d’Istituto relativo all’uso dello smartphone, già previsto dalla Legge 71/17 per il contrasto al cyberbullismo. Senza queste condizioni ogni Istituto scolastico e docente può essere coinvolto in situazioni poco piacevoli.