Il concorso è l’unico modo per accedere ai ruoli della pubblica amministrazione. Ma la storia degli ultimi vent’anni è ricca di anomalie per le quali decine di migliaia di precari attendono ancora una chiamata dalle graduatorie concorsuali. La storia di 20 palermitani che avevano superato una selezione concorsuale è raccontata dalla cronaca di Palermo Today. Si tratta di 20 dipendenti della scuola in qualità di assistenti tecnici che si erano rivolti al tribunale di Palermo. Il contenzioso è proseguito fino in Corte d’Appello che ha messo fine alla vertenza dopo ben 6 anni.
La difficile situazione del sud
Nonostante avessero vinto un concorso 15 anni fa a venti dipendenti non era stato riconosciuto il diritto all’immissione in ruolo. Palermo rappresenta l’unico caso in Italia in cui le graduatorie ad esaurimento non sono mai state utilizzate. Le coperture di organico vengono assicurate tramite contratti di supplenza da ben 10 anni. Questo, congiuntamente al fatto che le graduatorie sono chilometriche, rende le immissioni in ruolo un miraggio. Il recente emendamento approvato per l’aumento delle cattedre in organico di diritto per oltre 18 mila unità rappresenta una goccia nel mare nell’oceano dell’immenso precariato che affligge il sud sin dai tempi dei tagli della Gelmini. Ma i venti oramai ex precari non si sono arresi e assistiti dall’avvocato Nadia Spallitta nota cassazionista candidata al collegio uninominale per le prossime elezioni con Leu, hanno ottenuto giustizia secondo grado.
Giustizia è stata fatta
Oggi la Corte d’Appello, nel dichiarare improcedibile il ricorso proposto dal Miur, conferma in via definitiva la decisione di primo grado e quindi l’assunzione nei ruoli dello Stato con contratto a tempo indeterminato. In questo modo i giudici hanno confermato il giudizio di primo grado che aveva riconosciuto il diritto di immissione di ruolo con decorrenza dal 2008, con onore sugli arretrati e alla ricostruzione giuridica ed economica della carriera. Per i ricorrenti finalmente la fine di un incubo perché su di loro prendeva la scure del comma 131 e l’impossibilità di continuare ad avere contratti a tempo determinato.
Serve un cambiamento
Questa brutta vicenda dimostra come in Italia non basti vincere un concorso per avere un lavoro stabile. Eppure si continua ostinatamente a battere la strada della procedura concorsuale per garantire l’accesso al pubblico impiego. A nulla sono valse le proteste dei tanti docenti esclusi dalle graduatorie a causa di problemi tecnici dei computer. Nè il rischio di decadenza delle graduatorie di merito è stato in grado di persuadere i piani alti a cambiare metodo di selezione. L’Italia è un paese vecchio malato e corrotto che ha urgente bisogno di un cambiamento radicale. E’ inammissibile studiare, sprecare tempo, denaro ed energie quando non sei in grado di garantire la trasparenza in una procedura del genere. Per questo non ci si deve meravigliare se rimettere le cose a posto sono i giudici di un tribunale.