Diplomati magistrali: salvare i ruoli e garantire stabilizzazione a tutti

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Migliaia di diplomati magistrali, in occasione dello sciopero di ieri, sono tornati nuovamente a manifestare davanti al MIUR. Lo stato di agitazione era stato indetto da ANIEF che ha prodotto all’avvocatura di Stato il parere pro veritate del presidente emerito della Cassazione De Luca. Chi ha superato con successo l’anno di prova deve essere confermato in ruolo. Per la verità non è stato reso noto quello annunciato per il 23 marzo dall’avvocatura di Stato. Probabile che sulla mancata pronuncia incidendo le vicende legate alla creazione del nuovo governo. La giornata di ieri è stata anche l’occasione per un gruppo di diplomati magistrali di poter parlare con alcuni rappresentanti parlamentari.

Gli incontri

La cronaca della giornata è stata offerta dagli stessi manifestanti che sui social postavano alcuni video con le immagini in diretta. C’è stato chi ha asserito di aver parlato con i responsabili tecnici del Miur i quali avrebbero risposto che bene fanno i diplomati a continuare a chiedere con forza la riapertura delle Gae e per questo seguitare l’opera di pressing sulla politica. In proposito si è espresso anche Piero Bernocchi dei Cobas che ha ricordato come il provvedimento legislativo necessario a rimettere mano alla complessa questione possa essere preso anche dallo stesso governo uscente; non c’è bisogno di formare quello nuovo.

Notizie contrastanti

Una cronaca fatta dagli stessi protagonisti, con interventi in diretta e chi non ha potuto partecipare che chiedeva maggiori dettagli circa l’esito degli incontri. A tratti è stata convulsa, con alcuni botta e risposta conditi da un comprensibile stato di ansia per via dei tempi stretti entro i quali intervenire per salvare i posti, che non aiutano a capire l’attendibilità delle notizie ricevute. La stampa accreditata ha riportato notizie diverse in base alle quali al Ministero si preferirebbe un presunto concorso riservato. Questa notizia non è stata confermata da nessuno dei partecipanti dello sciopero di ieri.

Una soluzione buona per tutti

L’atto impugnato ha fatto la differenza tra i 43 mila diplomati magistrali che si sono visti respingere dalla plenaria la richiesta di inserimento in Gae. Ciò comportato la creazione gli almeno altre quattro categorie di ricorrenti mentre, a leggere le cronache, si ricava la sensazione che ce ne sia solo una: coloro che hanno superato l’anno di prova. A beneficio dei lettori estranei a questa vicenda ricordiamo che ci sono anche coloro che l’anno di prova lo stanno terminando, i quali rischiano di vedersi bloccata la valutazione finale positiva. Malauguratamente esistono anche docenti che si sono visti respingere i procedimenti cautelari con conseguente estromissione dalle Gae, dunque teoricamente fuori da ogni possibilità di stabilizzazione. I più penalizzati di tutti sono quelli che non raggiungono i 360 giorni di servizio per i quali, in base al dettato costituzionale, l’unica possibilità è quella di un concorso. Le furiose polemiche che si sono sviluppate in questi mesi sui social riguardano la natura di questo concorso. Nessuno vuole il transitorio, ossia l’estensione del provvedimento già in atto per i docenti della secondaria, derivato dal decreto legislativo 59/2017, composto da colloquio orale e Graduatoria regionale. Un decreto legislativo che riapra le Gae è la soluzione più equa secondo gli interessati. Non vi è nessuno effetto negativo nei confronti di chi già vi si trova dal 1999, personale inserito nella prima e nella seconda fascia, perché i ricorrenti verrebbero inseriti tutti nella terza. In questo modo non si potrebbe mai verificare uno scavalcamento ai danni di chi attende la cattedra da 19 anni. Conseguentemente che venga consentito l’aggiornamento del titolo a questi soggetti per dotarli delle necessarie e attuali competenze didattico metodologiche.

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