"Ti pago poco, ti chiedo poco”, occorre aggiornarlo, al ribasso

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“Ti pago poco, ti chiedo poco”. Storicamente il detto ha definito Il nostro profilo professionale  Purtroppo  non corrisponde più al vero. Occorre aggiornarlo.

“Ti pago poco, ti chiedo poco”

Negli ultimi 10-15 anni il profilo docente ha concluso la sua parabola discendente: sostanzialmente contiamo poco! Formalmente la situazione è ambivalente. Da una parte  alcuni politici, sindacalisti, giornalisti evidenziano l’importanza strategica della formazione e quindi del ruolo del docente; dall’altra siamo considerati dei privilegiati e sostanzialmente dei mantenuti. ” Gli insegnanti lavorano solo quattro ore, hanno tre mesi di vacanza in estate, quindici giorni a Natale…quindi è giusto pagarli poco”. In altri termini:” Ti pago poco, ti chiedo poco!”
Qualche mese fa  E. Centemaro, esponente  di FI, individuava una delle cause nella femminilizzazione.


“Una scuola che non esiste più, se non nella mente di chi non la
frequenta

Ora il “Ti pago poco, ti chiedo poco”, rimanda ad una scuola che non esiste più. Occorre aggiornarlo, purtroppo, al ribasso. Le quattro ore sono l’orario minimo giornaliero di impegno.  Ci sono le programmazioni, le commissioni, le visite d’istruzione e i campiscuola, la scrittura di progetti (Dsa, Bes…) il ricevimento dei genitori…,  Tutto lavoro alla luce del sole! Sempre dimenticato da parte chi non frequenta la scuola. Un po’ per ignoranza, molto per un disegno che porti alla chiusura della scuola, come istituzione inutile.
A questo occorre aggiungere il sommerso. Mi riferisco alla correzione dei compiti, alla preparazione delle lezioni, alla compilazione delle schede…
A queste incombenze “storiche”, si aggiungono nuovi compiti, derivati da alcune leggi e il cui compenso non è certo. Penso all’Animatore Digitale, al Team di Innovazione, , e al referente contro il cyberbullismo, al responsabile e ai preposti  alla sicurezza…

 

La logica del “ti pago poco o nulla e ti faccio lavorare di più”

Tutti esempi di uno sfruttamento, diventato strutturale e che definisce la cifra della nostra condizione. E’ l’espressione di un contesto economico-finanziario che intende azzerare le conquiste sociali dello scorso secolo.  In altri termini si realizza un rapporto asimmetrico tra la prestazione e il compenso. La situazione è ben nascosta dall’espressione criptica   dell’ottimizzazione delle risorse o se vogliamo volare alto della “tecnica” ( M. Heidegger). Per parlare facile occorre aggiornare il nostro profilo in “ti pago poco o nulla e ti faccio lavorare di più”.
Noi insegnanti non siamo esenti da responsabilità. Purtroppo siamo “emotivi ed affettivi”. Lavoriamo con persone, anche se ultimamente la compilazione di tanta carta inutile sta gradualmente recuperando posizioni.

Ultimo esempio: il contratto “povero” e irrispettoso

Una conferma di questo nuovo profilo? L’ipotesi contrattuale! Dopo quasi dieci anni di blocco avremo mediamente 85 lordi. Il netto dipenderà se la cifra è lordo stato o dipendente. Nel primo caso avremo circa 40€ netti, nel secondo qualche euro di più. Comunque è difficile definirlo aumento o incremento, come fanno i sindacati firmatari, se pensiamo a tutte le suddette incombenze.
Non è la condizione ideale per attirare i giovani, le intelligenze migliori del nostro paese. E questa non è una buona notizia per la scuola e per l’Italia!

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