Bullismo in classe – Pittoni (Lega): abolita di fatto la bocciatura, insegnanti senza strumenti per gestire alunni

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Sulla questione del bullismo nelle scuole italiane è intervenuto il senatore Mario Pittoni. Con l’abolizione di fatto della bocciatura i docenti vengono privati degli strumenti per gestire gli studenti. Il pensiero del responsabile federale Istruzione della Lega rispecchia l’opinione dell’intera comunità educante. In molti hanno rilevato nelle dichiarazioni del ministro Valeria Fedeli un intervento tardivo. In un’intervista rilasciata al Tgcom aveva affermato che gli strumenti per prevenire gli atti di bullismo nei confronti dei docenti esistevano già; bastava solo applicarli.

La Nota del Sen. Pittoni

«Sul bullismo nei confronti degli insegnanti il ministro dell’Istruzione Valeria Fedeli, invocando solo ora la bocciatura dei responsabili, chiude la stalla a buoi scappati. Scarso impegno e comportamenti scorretti vanno sanzionati sul nascere, al contrario di quanto prevede la legge sulla “Buona scuola”, voluta dal Pd di Renzi, Gentiloni e Fedeli, che la bocciatura l’ha di fatto abolita, se non in casi assolutamente eccezionali». Lo afferma il sen. Mario Pittoni, responsabile federale Istruzione della Lega. «Attualmente – spiega Pittoni – sono ammessi alla classe successiva e all’esame finale ragazzi con lacune spaventose, purché complessivamente non si scenda sotto la sufficienza, ignorando le criticità. Cosa che tra l’altro rende il “pezzo di carta” acquisito a conclusione del percorso formativo, ancora meno “affidabile” di quanto già non fosse in precedenza. In sostanza si penalizza gli studenti meritevoli, mentre più promozioni fanno fare bella figura a chi ha la responsabilità del servizio. Il tutto, dichiara il ministro, in nome di una “scuola sempre più inclusiva”. E’ però la stessa Fedeli a ricordare che “l’Ocse ha certificato di recente che la nostra scuola è già molto avanti da questo punto di vista” e che “le misure varate sono un rafforzamento ulteriore della sua capacità di guardare ai differenti bisogni educativi”. In sostanza – conclude Pittoni – per fare i “primi della classe”, abbiamo tolto ai docenti l’ultimo strumento per poterla gestire…».

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