Tanti lavoratori attendono con ansia gli aumenti degli stipendi da NoiPA nel mese di giugno. Gi arretrati, invece, sono attesi con emissione speciale a maggio. Purtroppo, la beffa è come sempre dietro la porta. “Gli aumenti – conferma Italia Oggi parlando del comparto scuola– sono stati calcolati al lordo dipendente: una formula che indica l’importo comprensivo dei contributi previdenziali a carico del lavoratore (11%), dell’Irpef e delle tasse comunali e regionali. E siccome al crescere degli importi spettanti sale anche l’imposizione fiscale, la somma da versare in busta paga al netto delle trattenute si aggira mediamente intorno ai 50 euro, per tutte le qualifiche del comparto, docenti, amministrativi e personale ausiliario. Ciò a prescindere dalla qualifica ricoperta e dall’anzianità di servizio”. Ciò significa che chi ha una minore anzianità di servizio, ha anche meno tasse da pagare.
NoiPA, aumenti stipendi scuola: l’abisso tra il dovuto e l’avuto
Parlando degli aumenti degli stipendi nella scuola, Anief sottolinea come rimane abissale la distanza tra quanto avrebbero dovuto percepire i lavoratori della scuola e quanto giungerà nei loro stipendi da NoiPA. “Basta ricordare che per il periodo 2007/08-2015/16, gli anni del blocco del contratto della Scuola, solo qualche giorno fa l’Aran ha calcolato, prendendo in esame le principali fonti statistiche nazionali disponibili (Ragioneria generale dello Stato e Conto annuale, Istat), che la perdita progressiva di valore degli stipendi pubblici rispetto all’inflazione equivale all’8,1%. Inoltre, nel periodo in cui gli stipendi pubblici non facevano ravvisare incrementi, nel settore privato gli aumenti hanno toccato quota 3,6 punti… Anche il gap sullo stipendio tabellare grida vendetta: tra il 2010 e il 2016 il personale della scuola si è visto sottratto 1.147 euro, incluso di accessorio, complessivamente 353 euro rispetto al 2012.”
Ulteriore beffa nel 2019?
“Senza dimenticare – conclude il sindacalista Anief-Cisal – che con la fine del 2018 verranno meno anche i finanziamenti della perequazione, che tutela gli stipendi più ridotti per i quali gli ultimi governi non sono stati capaci di trovare le risorse utili ad arrivare a quel 3,48% di incremento a regime invece garantito alle buste paga più alte”. Ciò significa in termini numerici, che potrebbe esserci un taglio di circa 20 euro all’aumento ottenuto nel 2018.