Scuola, ultime notizie precariato: Italia denunciata al Parlamento Europeo 'Buona Scuola e Jobs Act illegittimi'

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La Buona Scuola e il Jobs Act introdotti in Italia dagli ultimi due governi sono illegittimi e non hanno affatto risolto il cronico problema del personale docente e Ata che rimane in altissima percentuale precario e sottomesso a continue lesioni dei propri diritti lavorativi”.
A pronunciare queste parole il Presidente dell’Anief, Marcello Pacifico, parlando a Bruxelles al consesso di parlamentari UE in lingua francese a nome di Anief e per conto della confederazione europea Cesi.

Buona Scuola e Jobs Act sono illegittimi

Pacifico, come riporta la nota pubblicata sul sito dell’Anief, ha illustrato elementi e dati inequivocabili: ben 140 mila lavoratori precari della scuola sono stati chiamati dal Miur come supplenti annuali ancora nel corrente scolastico, le cui lezioni sono terminate da pochi giorni. E il prossimo settembre la situazione si ripeterà e si aggraverà.

‘Nel frattempo – ha sottolineato Pacifico – sono diventate cinque le cause pendenti in Corte di Giustizia Europea dal 2017, segno tangibile del fatto che il problema del precariato si è aggravato e nemmeno accenna certo a diminuire. Non può, certamente, risolversi da solo: necessita di soluzioni urgenti. Perché il lavoro precario comporta ancora maggiore esposizione alla vulnerabilità socioeconomica, risorse insufficienti per una vita dignitosa e una protezione sociale inadeguata.’

‘Bisogna garantire il rispetto del principio di uguaglianza tra tutti i lavoratori’

Per questo – ha proseguito il presidente Anief – va combattuto attraverso un pacchetto strategico a più livelli, che promuova norme del lavoro inclusive ed efficaci assieme a misure utili a garantire il rispetto del principio di uguaglianza tra tutti i lavoratori. Delle cause all’esame della Corte UE, due sono state promosse da Anief: si tratta dei casi Rossato e Motter, su cui la commissione Ue ha dato parere favorevole nelle osservazioni rese in corso di causa: riguardano l’esclusione del personale di ruolo dal risarcimento sull’abuso dei contratti a termine, il licenziamento dopo 36 mesi di servizio, il riconoscimento parziale degli anni pre-ruolo nella ricostruzione di carriera, l’esclusione del personale inserito nelle graduatorie di istituto dalle procedure straordinarie di assunzioni’.

‘Il principio di non discriminazione va applicato anche sui contratti a tempo determinato’

Marcello Pacifico ha invitato la Commissione “a intensificare i suoi sforzi per porre fine alle clausole inique nei contratti di lavoro, affrontando tutti gli abusi: permane in troppi Paesi UE, tra cui l’Italia, la mancata applicazione del principio di non discriminazione che, come da decreto, va applicato anche sui contratti a tempo determinato e su cui proprio non si può più soprassedere. Mai come adesso è arrivato il momento di voltare pagina, così come ha chiesto lo stesso Parlamento UE, aggiornando la direttiva e rendendola omogenea tra il settore pubblico e privato, garantendo finalmente la parità di trattamento tra personale precario e di ruolo”.

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