Scuola, addio chiamata diretta: Governo verso smantellamento Buona Scuola Renzi-Giannini?

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C’è grande soddisfazione nel mondo scolastico, ed in particolar modo tra il personale docente, per la cancellazione di uno dei pilastri principali della contestatissima riforma Buona Scuola di Renzi, vale a dire la chiamata diretta dei professori da parte dei dirigenti scolastici.

Addio chiamata diretta, Anief soddisfatto

Il sindacato Anief, come riporta la nota pubblicata sul sito ufficiale del sindacato, ha accolto con favore la nuova svolta in campo scolastico. A questo proposito, il presidente Marcello Pacifico ha commentato con le seguenti dichiarazioni: “La decisione di introdurre un modello di scelta del personale di stampo privato in un contesto pubblico si è rivelata inutile, poco praticabile e per di più immotivata, perché per scegliere dei docenti già formati e graduati in base ai titoli e servizi svolti, non c’era alcuna esigenza di selezione. Basterebbe ricordare che in Italia per diventare oggi insegnante occorre intraprendere un percorso universitario lungo ben otto anni.’

Cancellazione chiamata diretta come primo passo verso il superamento della Buona Scuola

‘La norma – ha proseguito Pacifico – avrebbe voluto fare assegnare alle scuole le professionalità di cui avevano bisogno, ma poi nella realtà è risultato tutto pasticciato, perché in mancanza di linee guida univoche, ci siamo ritrovati con adozioni troppo diversificate e quindi discriminanti. Inoltre il cosiddetto ‘potenziamento’ degli istituti è stato assegnato prima della scelta delle scuole nel Piano dell’offerta formativa triennale e comunque, spesso, anche in contrasto con il bisogno delle scuole. Infine, quando la chiamata diretta è andata deserta, le scuole hanno ricevuto insegnanti assegnati d’ufficio dagli Uffici scolastici regionali. Senza contare il fatto che il nostro sindacato ha ancora pendente una questione pregiudiziale di costituzionalità al Tar Lazio”.
Un accordo, quello sottoscritto tra Miur e sindacati, che potrebbe rappresentare il primo duro colpo alla riforma Renzi-Giannini e che permette di guardare, con un pizzico di ottimismo in più, all’inizio del nuovo anno scolastico.

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