Diplomati magistrali e continuità didattica

Per i diplomati magistrali la questione del rinvio di 120 giorni è un busillis autentico. E’ di questa mattina una notizia battuta dall’agenzia di stampa Ansa che approfondisce maggiormente la questione. All’interno si legge testualmente che “il presidente della Repubblica Mattarella ha firmato, a quanto si apprende, il testo del decreto dignità, ora pronto per la pubblicazione in Gazzetta e l’invio alle Camere, che dovranno esaminarlo entro sessanta giorni.”

Un’altra disposizione

Le maestre non laureate ma con diploma conseguito prima del 2001-2002 potranno comunque insegnare, a dispetto dello stop arrivato dal Consiglio di Stato. Per ora il decreto stabilisce una proroga di soli 120 giorni ma ne seguirà probabilmente una successiva per garantire la continuità dell’anno scolastico. Lo riferisce all’Ansa il vicepremier Luigi Di Maio.

Fatti e non chiacchiere

I diplomati magistrali attendono ora di conoscere esattamente di cosa si tratta. Il problema della continuità didattica accennato prima riguarda la modifica del rapporto contrattuale che dovra’ essere sottoposta agli interessati. Nel momento in cui gli uffici scolastici daranno esecuzione ai provvedimenti della giustizia amministrativa, con i conseguenti depennamenti dalle graduatorie ad esaurimento, porranno le condizioni per la cessazione del contratto a tempo indeterminato. È assolutamente chiaro che questo non può rassicurare i diplomati magistrali che avevano ottenuto il ruolo con la clausola risolutiva espressa. Non ci si può accontentare di operare una deduzione logica da questo annuncio. Alla revoca del contratto a tempo indeterminato deve seguire immediatamente la stipula di un nuovo contratto a termine da graduatoria di circolo e di istituto. Ciò deve derivare da un ordine apposito del Miur che dirami, in questo senso, una comunicazione ufficiale a tutti gli uffici scolastici regionali. È questa la condizione per assicurare la continuità didattica ricordata anche dal ministro Bussetti. Tutto questo senza dimenticare l’urgenza e l’improcrastinabilità del decreto-legge necessario a superare la plenaria.