Assistere un familiare durante una malattia, un ricovero o una operazione è alquanto problematico per un docente. Arriva in redazione una lettera in merito, che volentieri pubblichiamo, da parte di una insegnante. In un’estate dove si discute animatamente di temi quali il bonus di 500 euro, la chiamata diretta e la delusione per il mancato azzeramento della Buona Scuola, l’argomento in questione risulta essere di pari importanza rispetto a quelli appena citati. In molti non lo considerano prioritario finché non tocca direttamente la propria sfera privata. Andiamo a scoprire la lettera e gli argomenti trattati.
Assistere un familiare, la lettera
Ci è giunta in redazione una lettera che volentieri pubblichiamo.
“Noi durante l’anno scolastico possiamo usufruire di 3 giorni di permessi per motivi personali che non sono a discrezione del dirigente. Finiti questi 3 giorni possiamo convertire 6 giorni di ferie in permessi e anche questi non sono a discrezione del dirigente. Dopo ci rimangono le ferie che il dirigente può anche non concedere e a condizione che si trovi qualcuno per la sostituzione che non comporti spese per la scuola (cioè un volontario o qualcuno a cui poi si restituisce il favore che difficilmente si trova). Se io ad esempio ho bisogno di assistere un familiare e ho bisogno ad es. di 15 o 20 giorni devo prendere aspettativa non retribuita e rimanere quindi senza stipendio e contributi. Purtroppo le cose stanno così, quest’anno mi si presenterà questo problema. Mio figlio che vive a Roma dovrà essere operato in un ospedale della città, dovrà fare una protesi all’anca e quindi poi anche riabilitazione. Una persona separata che lavora al nord, che paga affitto ecc, come può farcela senza stipendio? Io personalmente ce la faccio ma non ritengo giusto che non ci sia qualche (diciamo) agevolazione per poter assistere un familiare.”