Anief: le proposte non ‘impossibili’ sulla scuola che verrà

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Come sappiamo, giorno 11 settembre 2018 Anief ha indetto il sesto sciopero del comparto della scuola del 2018. Si prospetta uno dei giorni più caldi per quanto concerne le diatribe tra l’attuale governo e il mondo della scuola. Ancora una volta le polemiche, i dissensi e lo stato di agitazione sono presenti in questo comparto della Pubblica Amministrazione.

Le richieste Anief: riaprire le GaE con l’emendamento LeU già approvato al Senato, assumere dopo 36 mesi di supplenze, stipendi europei, via la Buona Scuola

Ogni volta che si cambia governo e gli esponenti politici che lo rappresentano, sembra ripetersi il solito film, visto e rivisto. Questa volta però la protesta parte da basi solide e concrete, per via delle false promesse dei vari Di Maio, Pittoni & company, i quali (secondo l’opinione dei precari in questione) hanno provocato letteralmente uno sgretolamento a tappeto del terreno sotto i piedi dei poveri e ingenui Diplomati magistrali.
Tante, troppe aspettative stroncate sul nascere hanno fatto capire a questi lavoratori che le promesse fatte loro dalla politica erano solo un trampolino di lancio per scalare con furbizia i palazzi del potere.
Di fatto, questo modo di vedere le cose non sono solamente i convincimenti della maggior parte dei diplomati magistrali, ma stante alle notizie e ai comunicati stampa (che escono ogni giorno come funghi) è convincimento anche dei principali sindacati. Di questi, Anief rappresenta tra tutti, quelli che ha saputo guardare molto avanti, appoggiando da sempre con solidarietà e convinzione la tormentata e assurda vicenda che stanno vivendo da molti mesi questi lavoratori.
Su questo versante, il sindacato Anief ha proclamato più di un mese prima il sesto sciopero del 2018 che interesserà ancora una volta gli operatori scolastici. La giornata di protesta si svolgerà a Roma in Piazza Montecitorio, martedì 11 settembre 2018, per tutta l’intera giornata.
Il personale coinvolto sarà quello docente, Ata ed educativo, a tempo indeterminato e determinato, delle istituzioni scolastiche ed educative statali e comunali.
Ovviamente si è scelto un giorno non a caso, in quanto l’11 settembre coinciderà con la ripresa delle attività della Camera dei deputati, chiamata a confermare anche l’emendamento Liberi e Uguali salva-precari approvato venerdì scorso dal Senato della Repubblica.

Le richieste alla base di chi ha indetto la manifestazione di protesta

Ecco, in sintesi, gli argomenti principali che stanno alla base dello sciopero dell’11 settembre:

  • Cancellare (e non superare) gli scempi della Legge 107/15 denominata Buona Scuola;
  • Cancellare in toto la chiamata diretta;
  • Il mantenimento del bonus di merito;
  • La revisione totale dell’attività di alternanza scuola-lavoro, per via dello sfruttamento degli studenti delle superiori;
  • Una vera riforma sul sostegno e della scuola fino a 6 anni;
  • Un aumento vero e concreto per quanto riguarda gli stipendi di tutti i lavoratori del comparto scuola (attualmente i compensi sono i più bassi dell’area Ocse);
  • La stabilizzazione di centinaia di migliaia di precari con il superamento della legge n. 296/2006;
  • Il rispetto della normativa europea, con particolare riferimento alla Direttiva del Consiglio UE del 28 giugno 1999/70/CE e alla sentenza Mascolo della Corte di Giustizia europea del 26 novembre 2014;
  • La cancellazione del ricorso allo strumento dell’invarianza finanziaria che blocca lo stipendio dei neoassunti al livello minimo per i primi otto anni di carriera.

Per questo motivo la manifestazione i programma l’11 settembre rappresenta un momento cruciale per le sorti della scuola italiana.
In particolare, in quella data verranno decise le sorti di 160 mila maestri del primo ciclo e di tutti gli abilitati che attendono di essere assunti dopo avere assolto alle richieste che lo Stato ha fatto loro: le GaE, da riaprire, sono un passaggio decisivo verso la loro stabilizzazione progressiva e uno stato di equilibrio di tutto il sistema scolastico.

Le dichiarazioni del Presidente Anief

Ecco perché è bene che, prima del voto, i deputati vengano sensibilizzati dalla piazza, comprendendo sino in fondo cosa implica quel voto sull’emendamento LeU. Per poi decidere, certamente, in piena coscienza e convinzione. Come, speriamo, abbiano fatto venerdì scorso al Senato. Noi, come sindacato, rimaniamo convinti che non vi possano essere dei ripensamenti su una questione, la riapertura delle GaE, come nel 2008 e nel 2012, che ha visto anche l’opposizione vigile e attiva. Poi, in parallelo, ci sono da affrontare i problemi del rinnovo del contratto, a partire dal nodo-stipendi sino alle tante questioni normative irrisolte, il reclutamento automatico di tutti gli abilitati con oltre 36 mesi, la Buona Scuola da smontare, gli scatti automatici per i precari, il calcolo intero del servizio pre-ruolo, il ripristino del primo gradone. Questi, ma la lista è più lunga, sono i problemi veri da affrontare. Quello che è accaduto al Governo Renzi, che ha tirato dritto infischiandosene delle istanze della scuola, dovrebbe essere un monito importante”.

Il comunicato stampa ufficiale Anief (8/08/2018)

I recenti sviluppi delle parti sulla scuola dei decreti Dignità e Milleproroghe hanno indotto il sindacato a Anief a proclamare il sesto sciopero del 2018: il primo, approvato ieri a Palazzo Madama tra le proteste, liquida la questione dei precari con una decisione che non intacca la sentenza del Consiglio di Stato che mette fuori dalle GaE 50 mila maestre e maestri con diploma magistrale, licenziandoli e creando per loro un imbuto conducente al ruolo che solo in pochi riusciranno a passare; il secondo, il decreto Milleproroghe, contiene invece l’emendamento, a prima firma di Loredana De Petris di Liberi e Uguali, attraverso il quale il Senato ha giustamente stabilito che i supplenti con abilitazione all’insegnamento, conseguita entro l’anno accademico 2017/2018, “ivi inclusi i docenti in possesso di diplomala magistrale o d’insegnamento tecnico-professionale entro l’anno scolastico 2001/2002”, potranno essere inseriti in una fascia aggiuntiva di quelle GaE che invece il Consiglio di Stato vorrebbe precludere ai diplomati magistrale.
Per loro, ma anche per tutti i docenti abilitati all’insegnamento, attraverso i corsi in Scienze della formazione primaria, Tfa, Pas, Itp e altri ancora, Anief ha deciso di proclamare, per l’intera giornata del prossimo 11 settembre, lo sciopero del personale docente, Ata ed educativo, a tempo indeterminato e a tempo determinato, delle istituzioni scolastiche ed educative statali e comunali (comprese scuole materne e nidi comunali): la data non è casuale, perché quel giorno coinciderà con la ripresa delle attività della Camera dei deputati, chiamata a confermare anche l’emendamento LeU salva-precari approvato venerdì scorso dal Senato. Una norma, quindi, diventata fondamentale per superare la pessima decisione presa con il decreto Dignità sui docenti, che porterebbe al licenziamento di 50 mila maestri con diploma magistrale, di cui 7 mila già assunti, allisolamento di altri 100 mila insegnanti abilitati e all’introduzione di un concorso straordinario per soli 12 mila posti che lascia fuori illegittimamente tanti candidati.
La piattaforma delle motivazioni che hanno portato allo sciopero, inoltre, si basa su una serie di inadempienze, mancanze e diritti lesi dei lavoratori che continuano ad essere perpetrati: si va dagli stipendi più bassi dell’area Ocse, solo intaccati dai recenti mini-aumenti dopo dieci anni di blocco che con meno di 30mila euro annui lordi medi sono inferiori solo a quelli della Grecia, tanto da trovarsi 10mila euro sotto la media Ue, alla trasformazione delle graduatorie permanenti in esaurimento, con la legge n. 296 del 27 dicembre 2006, da cui sono derivati mille problemi per la stabilizzazione di centinaia di migliaia di precari e che ancora oggi costituisce uno dei motivi principali del contendere tra amministrazione e personale scolastico non di ruolo.
Per non parlare degli scempi della Buona Scuola, la Legge 107/15, che l’attuale governo ha solo scalfito, andando a cancellare la chiamata diretta, ma lasciando in vita il bonus merito che divide i docenti e dimentica gli altri lavoratori di comparto, l’alternanza scuola-lavoro che sfrutta gli studenti delle superiori, un obbligo formativo che fa acqua da tutte le parti, per non parlare dei goffi tentativi di riforma del sostegno e della scuola fino a 6 anni che non hanno motivo di esistere, oltre alle tante altre norme dannose.
La decisione di Anief di incrociare le braccia, inoltre, non può dimenticare la sentenza 20 dicembre 2017 n. 11 dell’Adunanza Plenaria del Consiglio di Stato e la conseguente necessità di provvedere all’emanazione urgente di provvedimenti atti a garantire il regolare svolgimento del servizio scolastico e la continuità didattica.
Entrando nel dettaglio, per quel che riguarda i compensi del personale, il sindacato chiede al Governo e al Parlamento di adoperarsi per trovare le risorse economiche necessarie a riparare alla perdita del potere d’acquisto degli stipendi del personale e docente e Ata nel periodo di vacanza contrattuale, ben superiore al 3,48% di aumento medio, a regime, previsto dal c. 679 della Legge 27 dicembre 2017 n. 205 (Legge di Bilancio 2018).
Per risolvere buona parte del problema dell’alta percentuale di precariato nella scuola pubblica, tripla rispetto agli altri comparti, Anief chiede l’inserimento in GaE di tutti i docenti abilitati con Tirocinio Formativo Attivo (TFA), Percorsi Abilitanti Speciali (PAS), Scienze della formazione primaria, abilitati all’estero, Diplomati magistrale ante 2001/02, nonché in possesso di diploma per l’insegnamento tecnico-pratico o di qualsiasi altro titolo abilitante all’insegnamento al quale è impedito l’accesso a domanda nelle graduatorie ad esaurimento del personale docente, e il reinserimento di coloro, in precedenza inseriti, ne facciano richiesta.
Il sindacato ritiene anche necessario, sempre indicandolo nella piattaforma dello sciopero dell’11 settembre, garantire per l’anno scolastico 2018/19 la continuità didattica dei maestri del primo e del secondo ciclo d’istruzione assunto a tempo indeterminato e determinato con clausola rescissoria in attesa di definizione del giudice di merito, in quanto inserito nelle graduatorie ad esaurimento con riserva, a seguito di provvedimento cautelare del giudice amministrativo o del lavoro, purché in possesso dell’abilitazione all’insegnamento, ivi incluso il diploma magistrale conseguito entro l’a.s. 2001/2002. Lo stesso vale per i diplomi per l’insegnamento tecnico-pratico, attraverso il mantenimento in servizio e lo scioglimento della riserva con decorrenza giuridica dal 1° settembre dell’anno successivo alla conferma in ruolo, fermo restando il superamento dell’anno di prova.
In generale, per i docenti, Ata ed educatori non ancora di ruolo, Anief chiede la necessità di assumere a tempo indeterminato, nel rispetto della normativa europea, con particolare riferimento alla Direttiva del Consiglio dell’Unione Europea 28 giugno 1999/70/CE e alla sentenza Mascolo della Corte di Giustizia europea del 26 novembre 2014: ciò dovrebbe valere per tutti i precari della scuola che hanno prestato servizio con contratti a tempo determinato per almeno 36 mesi – anche non consecutivi – su posti vacanti e disponibili. Infine, si chiede di cancellare il ricorso allo strumento dell’invarianza finanziaria che blocca lo stipendio dei neoassunti al livello minimo per i primi otto anni di carriera, di introdurre gli scatti automatici ai precari e il calcolo per intero del periodo del pre-ruolo.
Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal, confida molto nell’iniziativa dell’11 settembre: “È il nostro sesto sciopero del 2018, il primo dell’inizio dell’anno scolastico, e non ne andiamo fieri perché sappiamo che si tratta sempre di un sacrificio per i lavoratori. Ma docenti e Ata sanno bene che il momento è cruciale per le sorti della scuola: a metà settembre, infatti, si decideranno le sorti di 160 mila maestri del primo ciclo e di tutti gli abilitati che attendono di essere assunti dopo avere assolto alle richieste che lo Stato ha fatto loro: le GaE, da riaprire, sono un passaggio decisivo verso la loro stabilizzazione progressiva e uno stato di equilibrio di tutto il sistema scolastico”
“Ecco perché è bene che, prima del voto, i deputati vengano sensibilizzati dalla piazza, comprendendo sino in fondo cosa implica quel voto sull’emendamento LeU. Per poi decidere, certamente, in piana coscienza e convinzione. Come, speriamo, abbiano fatto venerdì scorso al Senato. Noi, come sindacato, rimaniamo convinti che non vi possano essere dei ripensamenti su una questione, la riapertura delle GaE, come nel 2008 e nel 2012, che ha visto anche l’opposizione vigile e attiva. Poi, in parallelo, ci sono da affrontare i problemi del rinnovo del contratto, a partire dal nodo-stipendi sino alle tante questioni normative irrisolte, il reclutamento automatico di tutti gli abilitati con oltre 36 mesi, la Buona Scuola da smontare del tutto, gli scatti automatici per i precari, il calcolo intero del servizio precedente al ruolo, il ripristino del primo gradone. Questi, ma la lista è ancora più lunga, sono i problemi veri da affrontare. Quello che è accaduto al Governo Renzi, che ha tirato dritto infischiandosene delle istanze della scuola, dovrebbe essere un monito importante: perché – conclude Pacifico – sbagliare è umano, ma perseverare diventa molto pericoloso”.
Tutti coloro che intendono dare il loro sostegno alla giornata di mobilitazione dell’11 settembre possono inviare una e-mail a sciopero@anief.net e comunicare la propria partecipazione all’importante evento, al fine di organizzare al meglio la manifestazione e a proposito della quale nei prossimi giorni verranno forniti tutti i dettagli.

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