Riforma della scuola, non si torna indietro! Il motivo è semplice, come annunciato praticamente dal Premier G.Conte: la scuola non è una priorità! Le responsabilità politiche, ma anche le nostre.
Riforma della scuola, non si farà!
Su questa testata è stata pubblicata questa breve parte della conferenza del Premier G. Conte. La domanda al Premier: “E’ prevista una riforma della Scuola? Assolutamente no!” Chiuso il discorso! Una pietra tombale sul riformismo. Una netta chiusura rispetto a quel “#cambioverso” annunciato nel Contratto di governo (in grassetto le parti in contrasto con le dichiarazioni di G. Conte):”La scuola italiana ha vissuto in questi anni momenti di grave difficoltà. Dopo le politiche dei tagli lineari e del risparmio, l’istruzione deve tornare al centro del nostro sistema Paese…
In questi anni le riforme che hanno coinvolto il mondo della scuola si sono mostrate insufficienti e spesso inadeguate, come la c.d. “Buona Scuola”, ed è per questo che intendiamo superarle con urgenza per consentire un necessario cambio di rotta, intervenendo sul fenomeno delle cd. “classi pollaio”, dell’edilizia scolastica, delle graduatorie e titoli per l’insegnamento” (pag. 41).
La scuola non è una priorità!
La lettura di questa frattura tra il dire e il fare è semplice. Da qualche decennio il sistema formativo ha perso diverse posizioni. A dire il vero, occupa stabilmente le ultime. Lasciamo stare i proclami elettorali e altro! Consideriamo la quotidianità! La scuola è un contenitore (=classi pollaio) con finalità sociali: affidamento, custodia e sorveglianza dei minori (soprattutto i più piccoli). Esigenza molto sentita dai genitori-lavoratori. Del resto è sufficiente leggere i loro commenti che appaiono sui giornali e sui social sulla difficoltà a comprendere il termine delle lezioni a giugno e luglio. Quasi tutti terminano con la seguente domanda:” A chi affido i miei figli?”
Accontentiamoci della “strategia del cacciavite” (Fioroni)
Se questo è il contesto, unico contentino concesso è la “strategia del cacciavite”. Espressione utilizzata da Fioroni (2007). Egli dichiarò di non voler abolire la Riforma Moratti ( 2003), limitandosi ad apportare una serie di correttivi per rendere più efficace il sistema scolastico riformato.
L’attuale Ministro M. Bussetti, in accordo con il Premier G. Conte, intende adottare la stessa strategia. Si legge, infatti, nelle linee programmatiche: ” L’obiettivo che mi prefiggo è quello di ricreare un clima di serenità e di fiducia, senza ricorrere a nuove riforme e ad ulteriori strappi.
D’altra parte, se non vi è l’intenzione di stravolgere la riforma della cosiddetta “Buona Scuola”, come ha anche assicurato il Presidente del Consiglio, reputo che i nodi emersi in questi anni di applicazione vadano affrontati e sciolti completamente, in modo condiviso: quello che propongo è un riallineamento complessivo che ottimizzi un impianto normativo ormai operativo da qualche anno” (pag.9)
Siamo anche noi insegnanti responsabili della fine del riformismo
Quindi la responsabilità è solo della politica? In buona parte la risposta è affermativa. I nostri governanti, però, sono molto attenti agli umori e ai messaggi che provengono dalla base. Due giorni fa (7 agosto) il comitato per la Legge di Iniziativa Popolare (L.I.P.), finalizzata ad abrogare la legge 107/15 e la Riforma Gelmini ha emesso il seguente comunicato” Scadono nella giornata odierna i termini per la presentazione delle firme in calce alla Legge di iniziativa popolare “Per la scuola della Costituzione”. Purtroppo dobbiamo constatare con amarezza che l’obiettivo non è stato raggiunto, poiché le firme al momento arrivate sono circa trentatremila, anche se sappiamo che diversi pacchi sono ancora in viaggio. Quando saremo in possesso del totale delle firme raccolte, lo comunicheremo e rifletteremo e decideremo insieme sul da farsi.”
Da qui la domanda: perché la politica dovrebbe abolire una Riforma che sembra essere stata digerita e accettata dagli insegnanti?