Classe con 39 studenti, la "prigione economica" del Miur e dell’Usr

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Classe con 39 alunni a Todi, l’ultimo pesante esempio della presenza asfissiante dell’economia nel sistema formativo. La soluzione è politica ed è rapidamente attuabile. Ma costa e…

Classe con 39 studenti a Todi

Scrive L. Rovelli: ” il caso del liceo scientifico ‘Jacopone da Todi’, il cui rappresentante scolastico, Giovanni Antonelli, ha deciso di scrivere direttamente al ministro dell’istruzione, Marco Bussetti, in quanto l’Ufficio Scolastico dell’Umbria non ha previsto lo sdoppiamento della prima classe, nonostante i 39 ragazzi iscritti, di cui uno diversamente abile. il senso di impotenza e rabbia scaturisce dal fatto che, evidentemente, si ritiene che la soluzione imposta dalla normativa sia perfettamente compatibile con il diritto costituzionale allo studio e lo rispetti anche nel più ampio senso di assicurare a tutti le migliori condizioni per un’efficace formazione attuando i più elementari principi pedagogici”

Usr Umbria, una decisione imposta dalla normativa e dal Mef 

Poteva comportarsi diversamente l’Usr dell’Umbria? Per comprendere meglio la situazione occorre far riferimento al D.M.81/09 e precisamente all’art 16. I numeri minimi e massimi  di studenti per classe (secondaria di secondo grado) è stabilito rispettivamente in 27 e 30. Ne consegue che l’Usr dell’Umbria non poteva fare diversamente. L’ufficio non è il Parlamento, bensì un organo deputato ad amministrare gli organici, rispettando la normativa vigente che si declina nel citato D.M. 81/09 e dall’ultima nota ministeriale del 29.03.18. In uno stato di diritto ci sono delle norme che non possono essere ignorate dagli organi statali e non solo.

Il “finanzcapitalismo” regna sulla scuola, brutta storia

Detto questo occorre precisare che il D.M. 81/09 è parte integrante della Riforma Gelmini, che portò a compimento il disegno della Destra, iniziato con la Moratti, di una scuola dimagrita nelle risorse, nelle ore, nelle classi e nell’organico. E’ l’esempio, probabilmente, più eclatante della presenza del “financapitalismo” nel sistema formativo, tanto da poter affermare che il vero Ministro dell’istruzione è il responsabile del Mef. Da qui risulta chiaro che gli spazi di autonomia del Miur e degli organi periferici sono ridotti al lumicino. Lo scenario porta ad un’altra considerazione: la pedagogia conta poco! Relegata ai convegni e corsi di aggiornamento, ignorata quando “il gioco si fa duro”(assegnazione organici)

Esiste però una soluzione rapida

Quindi discorso chiuso definitivamente? La risposta è negativa. E’ possibile, infatti, presentare una proposta di legge snella. La prima parte formalizza l’abrogazione dell’ art. 64 della legge 133/08 e del relativo D.M. 81/09; la seconda invece, propone il tetto massimo di 22-20 alunni per ogni sezione e classe del sistema formativo. Il primo valore è applicato nei gruppi dove è assente un diversamente abile, il secondo invece, dove è presente. Del resto il M5S lo aveva dichiarato nel suo programma elettorale che intendeva “smantellare” la Riforma Gelmini e abolire la Legge 107/15. Il programma di governo sottoscritto con la Lega, è un compromesso, ma al ribasso, in quanto degli elementi citati è rimasto solo l’abrogazione delle classi pollaio.

Gli ostacoli di ordine economico e politico

L’abolizione di questa “indecenza pedagogica”, ovviamente comporta un aumento delle classi e degli organici. Quindi ha un costo economico. E’ risaputo che le poche risorse finanziarie saranno destinate a provvedimenti politicamente più convenienti in termini di consenso, quali la flat tax, il reddito di cittadinanza e la modifica della legge Fornero. Ma gli ostacoli sono anche di natura politica. Il Ministro M. Bussetti è esponente della Lega, che nel periodo 2008-11 era parte integrante del Governo Berlusconi, votando anche la L.133/08. Una prima avvisaglia di “non disponibilità” ad abrogare le classi pollaio, lo si è avuta nell’audizione del 1° agosto 2018, da me trattata in un precedente articolo.

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