Il Tar del Lazio ha emesso una sentenza in merito alla procedura relativa ai trasferimenti dei docenti: la sentenza è la numero 9230, depositata il 10 settembre scorso, una sentenza che pone un freno alla cosiddetta intelligenza artificiale, rivalutando lo strumento umano nell’esercizio del procedimento amministrativo. Si fa riferimento all’ormai celebre ‘algoritmo‘ che, tramite l’ordinanza ministeriale N. 241/2016, ha ‘spedito’ docenti titolari di maggior punteggio in graduatoria ad occupare posti in province più lontane rispetto ad altri docenti con punteggio inferiore, docenti che, viceversa, sono riusciti a trovare una cattedra nella provincia e nella classe di concorso prescelta. Ne è nato un contenzioso, basato sul principio che un ‘freddo calcolo matematico’ abbia finito per prevalere sulla valutazione umana in un importante procedimento amministrativo.
Algoritmo non può decidere il trasferimento degli insegnanti
La sentenza, di cui ha parlato il quotidiano economico ‘Italia Oggi’, pone l’accento sul fatto che esista una sostanziale differenza tra decisione e valutazione discrezionale e la decisione interamente automatizzata. Anche se le procedure informatiche dovessero arrivare alla ‘quasi perfezione’, non riuscirebbero a soppiantare l’attività cognitiva derivante da un’istruttoria affidata ad un funzionario, una persona fisica. Le procedure informatiche, di conseguenza, rappresentano solamente uno strumento, limitato alla sua funzione servente.L’algoritmo ministeriale rappresentò una delle prime controversie introdotte dalla legge 107: la sua applicazione nel piano straordinario assunzionale dei docenti provocò una valanga di polemiche per i suoi assurdi risultati nell’ambito della mobilità degli insegnanti.