Il Debate, nuova frontiera della didattica per le competenze chiave

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La scuola dei programmi muore ufficialmente il 18 Dicembre del 2006 quando nella Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea vengono pubblicate le Raccomandazioni del Parlamento Europeo e del Consiglio Europeo per le competenze chiave. Tale evento, di fatto, segna il solco di una dimensione nuova e, tutta da scoprire, dell’istruzione come seme vivo che costruisce l’uomo nella sua fondamentale veste di unicità integrata nella plurale diversità dei propri simili. In questa direzione si muovono nuovi approcci alla didattica, che mirano allo sviluppo delle cosiddette “soft Skills“, le competenze di vita con le quali si costruiscono relazioni con la realtà fisica e sociale; ecco, quindi, che nelle scuole italiane entra prepotentemente in scena tra le tante innovazioni didattiche il Debate, un modo di “fare scuola” , basato sull’idea del cooperative learning.

Il Debate, ispirato al costruttivismo sociale di Vigotskij, può aiutare allo sviluppo di competenze?

Sono già diverse le realtà scolastiche italiane nelle quali si sperimentano metodi nuovi di insegnamento, mirati allo sviluppo delle competenze chiave raccomandate dall’Europa. Il Debate, letteralmente “dibattito”, è una di queste metodologie sperimentali, tanto caldeggiate  e sostenute dall’Indire, l’istituto di ricerca pedagogica italiana, afferente al Miur; esso promuove la ricerca sulle cosiddette avanguardie educative ed il Debate è un approccio nuovo  in questa direzione. Infatti, la metodologia in questione, consistente in un confronto serrato e regolamentato dall’insegnante, che assume il ruolo di supervisore, prende come riferimento  un tema o un’idea, opportunamente scelta; di seguito si sviluppano con il confronto due visioni opposte, tra sostenitori e oppositori, che argomentano a favore della propria posizione. Gli allievi si dividono in squadre da tre o quattro membri, uno dei quali assume il ruolo di capitano della squadra, mentre gli altri recitano il ruolo di oratori. Ciascun allievo ha pochi minuti per esporre le proprie argomentazioni, opportunamente registrate da una commissione giudicante. Al termine gli “alunni-giudici”valutano positivamente l’applicazione corretta delle regole del dibattito e non la bontà di una tesi piuttosto che un’altra. La metodologia didattica, già da anni presente nell’insegnamento presso le scuole dei sistemi scolastici del mondo anglosassone, al punto di essere elevata al rango di disciplina curricolare, comincia a riscuotere successo perché promuove lo sviluppo delle competenze relazionali; quelle competenze che costruiscono la conoscenza secondo la  visione psicopedagogica di Lev Vigotskij, lo psicologo cognitivista russo, anticipatore dell’approccio costruttivista dello sviluppo intellettivo umano. Secondo questa corrente di pensiero psicopedagogico l’interazione sociale, il dialogo, il confronto costruiscono la conoscenza all’interno del gruppo, passando per quella dimensione di relazione tra pari che è oggi indicata come peer education. Potrà il Debate essere uno strumento, tra i tanti dell’innovazione pedagogica, in grado di promuovere una crescita di qualità del sistema formativo italiano?

(Fonte foto: mashable.com)

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