Scuola e Coronavirus
Scuola e Coronavirus

Un fatto accaduto di recente a Milano, che è un po’ il simbolo della spinosa questione circa la penuria di docenti negli istituti scolastici italiani. Alle elementari mancano maestri, di conseguenza sono state convocate 2031 unità, ma solo in 450 hanno accettato l’incarico da parte del provveditorato. Una penuria che riguarda un po’ tutta la provincia lombarda.

Milano, l’allarme di Sambruna

Massimiliano Sambruna del Cisl Scuola ha lanciato l’allarme: ‘Non abbiamo maestri a sufficienza per far fronte all’esigenza – ha detto – Se uno dinanzi ad un contratto non accetta, bisogna esaminare la situazione e intervenire’. Le immissioni in ruolo sono avvenute e le graduatorie ad esaurimento sono state chiuse questa settimana. Ora le scuole dovranno accollarsi l’onere di rilevare supplenti dalle graduatorie di seconda e terza fascia.

Numerosi i posti vacanti

Massimiliano Sambruna ha aggiunto: ‘Abbiamo almeno 1500 posti da assegnare ai quali si aggiungono altri 5mila sul sostegno’. I dati sono preoccupanti, in quanto sono numeri più alti rispetto all’anno scorso. Il sindacalista ha spiegato la situazione, dichiarando che per la prima volta, circa le assegnazioni provvisorie, è stata concessa la mobilità  anche sul sostegno per i docenti non provvisti di abilitazione.

Ma perché tutte queste rinunce?

Sambruna spiega inoltre il motivo delle numerose rinunce in quel di Milano: ‘C’è chi insegna già alle paritarie, chi aspetta il posto sul sostegno sotto casa e le chiamate dalle scuole – ha detto il sindacalista Cisl Scuola – Ma c’è anche ci preferisce la disoccupazione’. Ebbene sì, difficile da comprendere, soprattutto in tempi critici e di precariato (quando va bene!) come questi.

Continuando, Sambruna ha spiegato la necessità di un ‘cambio di passo’. La scuola ha bisogno di maestri e se qualcuno rinuncia ad un posto per un ammortizzatore sociale, ha detto il sindacalista, è logico che bisogna intervenire. Questo anche per il fatto che coloro che sono in graduatoria hanno fatto domanda: c’è chi ha deciso dove andare a lavorare, tanto da fare ricorso per starci.