Il segretario generale della Uil scuola, Pino Turi, ha commentato il disegno di legge predisposto dal senatore leghista Mario Pittoni per l’abolizione della chiamata diretta docenti, una delle colonne portanti della Buona Scuola renziana, uno dei motivi di maggior protesta da parte dei docenti dall’introduzione della legge 107.
Si tratta di ‘un provvedimento sbagliato, frutto di scelte che non condividiamo, – ha sottolineato Pino Turi – tese a considerare studenti e famiglie alla stregua di clienti da accontentare, fino al punto di scegliersi anche il docente.’

Chiamata diretta: Uil ‘Mettiamo un punto ad uno dei fallimenti della Buona Scuola’

‘Con questo provvedimento si mette un punto fermo a quello che è stato uno dei fallimenti della Buona scuola e della logica neo liberista che la sottende. Il meccanismo sul quale si basava la chiamata diretta avrebbe aperto le porte ad una progressiva privatizzazione dell’istruzione.
Siamo convinti – continua Pino Turi – che la scuola non ha nulla a che vedere con le regole di mercato, che hanno come unico fine il profitto. La scuola, lo ha ricordato il Presidente Mattarella, è istituzione cardine dello Stato democratico, ma è anche una comunità educante, che muove dalla vita, dai problemi di ogni giorno, per formare persone libere. La scuola – ha aggiunto il segretario generale della Uil Scuola – guarda al benessere collettivo che passa dall’inclusione e non dall’esclusione come invece succede per le regole di mercato dove il più debole deve essere espulso ed emarginato. Esattamente il contrario di ciò che fa la scuola.’

Scuola, chiamata diretta: Turi ‘l’imputato non sceglie il giudice’

‘Quella della chiamata diretta era una norma sbagliata nel merito e nel metodo. Nel merito perché l’istruzione è funzione dello Stato come la giustizia, l’ordine pubblico, la difesa. In queste funzioni fondamentali non è neanche immaginabile la scelta del proprio riferimento: l’imputato non sceglie il giudice.
Nel metodo: con l’introduzione dell’incarico si andava a negare l’obbligazione che, invece, lega il docente all’Amministrazione, in virtù di un contratto di lavoro subordinato.’