La quota 100 entra ufficialmente nel DEF (il documento di programmazione economico-finanziaria). Il suo inserimento nella Legge di Bilancio mira a superare i paletti della legge Fornero. La sua formulazione si basa sull’età media con la quale si va in pensione che in Italia è di 62,5 anni di età. I prossimi mesi saranno cruciali per trovare le risorse necessarie alla copertura. In base alle disponibilità si sceglierà una delle ipotesi fatte fino adesso. Potrebbero volerci 64 anni di età e 36 di contributi (ipotesi Conte), oppure 62 anni di età e 38 di contributi (ipotesi Lega). Probabile che alla fine si scelga la via di mezzo con la formula 63 + 37.
Le Stime di Italia Oggi
Boom di pensionati con quota 100. Così esordiva un articolo di qualche mese fa in cui venivano analizzati gli effetti sul turnover della scuola. Il numero degli insegnanti che andrebbe in pensione sarebbe del 400% in più rispetto al regime imposto dalla Fornero. Con il regime attuale, considerando nel computo anche il personale ATA, al 31 dicembre 2019 potrebbero essere circa 30.000. L’introduzione piena della quota 100 cambierebbe radicalmente i numeri in campo. I docenti che potrebbero avvalersene sarebbero più di 100 mila. Gli Ata oltre 47 mila.
Potenziali 70.000 cattedre in più
Si tratterebbe di una massiccia operazione di svecchiamento che consentirebbe di procedere a corpose immissioni in ruolo nell’immediato. Basti fare un raffronto con la disposizione dello scorso 20 dicembre 2017. Il precedente governo aveva stanziato 200 milioni di euro per aumentare le cattedre in organico di diritto di ben 18.762 posti. Con l’entrata in vigore del nuovo sistema pensionistico, stando alle stime di Italia Oggi, questo numero verrebbe quadruplicato. Rispetto all’incremento di organico di cui sopra, l’effetto sarebbe triplicato. Una riforma tutta da seguire fino alla sua approvazione definitiva. Specialmente pensando alla disastrata situazione del Mezzogiorno.