Contratto scuola e aumento stipendi ultime notizie: ecco perché il Governo non deve cadere nel controsenso

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Una manovra di bilancio che trascura i dipendenti pubblici: così viene definita dal sindacato Anief in merito all’accordo di Governo sulla nota di aggiornamento al Def (Documento di Economia e Finanza). Ci si è preoccupati delle pensioni e del reddito di cittadinanza, ma l’esecutivo sembra non aver pensato a scongiurare la perdita dei mini-aumenti in busta paga appena ricevuti dai dipendenti statali. Stando così le cose, il Governo non dimostrerebbe alcun interesse per ‘i compensi irrisori percepiti dai dipendenti pubblici, un terzo dei quali in servizio nella scuola’.

Governo deve trovare 4 miliardi di euro altrimenti gli statali perderanno gli aumenti stipendiali

Anief ritiene che gli aumenti del 2018 (mini), arrivati dopo quasi dieci anni di blocco contrattuale, debbano essere integrati con lo stanziamento immediato di 4 miliardi di euro, in modo da evitare la riduzione degli stipendi per coloro che percepiscono meno di 26mila euro. A conti fatti, però, servirebbero almeno 30 miliardi per far sì che le buste paga degli statali arrivino almeno sopra il tasso d’inflazione. Il presidente dell’Anief, Marcello Pacifico ritiene che il problema riguarda soprattutto coloro che hanno cominciato a lavorare nell’anno 2000 e che oggi percepiscono un compenso mensile che senza interventi dal 1° gennaio verrà persino ridotto, per via della mancata copertura da parte dell’attuale Governo in carica della perequazione garantita da quello Gentiloni solo fino al 31 dicembre 2018. Una circostanza inammissibile – sottolinea Pacifico – considerando il fatto che già oggi gli stipendi dei lavoratori pubblici rimangono sotto il costo della vita di almeno il 5 per cento”.

Anief: ‘Gli attuali stipendi sono lontani dal recupero dell’inflazione’

Il presidente dell’Anief aggiunge: ‘Gli arretrati irrisori conferiti al personale della scuola per il 2016 e il 2017, a seguito del rinnovo contrattuale dell’aprile scorso, e gli 80 euro dati per il 2018 a titolo perequativo dimostrano come gli attuali stipendi siano miseri e lontani dal recupero dell’inflazione. Anzi, potrebbero persino scomparire nel 2019 se non si trovano 2 miliardi per coprirne l’erogazione come a tutti gli statali (600 mila tra docenti e Ata), a cui se ne devono aggiungere almeno altri 2 miliardi per garantire il bonus di 80 euro.

Assegno di pensione potrebbe non superare i 750-800 euro: una somma simile che oggi, attraverso il reddito di cittadinanza, si vuol dare a chi non ha lavorato

‘Senza interventi – conclude Pacifico – , allo stato attuale, quando si andrà in pensione col sistema contributivo puro si avrà a malapena il 40-50% dell’ultimo stipendio: significa che, siccome stiamo parlando di buste paga nette attorno ai 1.500 euro, in media l’assegno di pensione potrebbe non superare i 750-800 euro. Una somma simile a quella che oggi, attraverso il reddito di cittadinanza, si vuole destinare a chi non ha lavorato. Ecco perché Anief lancia un appello al Governo perché si occupi anche di chi lavora ogni giorno per lo Stato e i suoi cittadini’.

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