Scuola, formazione docenti: Pittoni 'Insegnare ad imparare, si studia tutta la vita'
Il Presidente della Commissione Cultura al Senato, onorevole Mario Pittoni, ha parlato anche del ruolo dell’insegnante nella scuola pubblica italiana: nel corso del suo intervento al convegno ‘La scuola colabrodo’, organizzato dal noto portale di informazione scolastica ‘Tuttoscuola‘, l’esponente del Partito del Carroccio ha avuto modo di esternare alcune considerazioni sulla formazione dei docenti e sulla necessità di operare un’inversione di tendenza rispetto al passato, anche e soprattutto a livello qualitativo.

Formazione docenti, Mario Pittoni: ‘Occorre insegnare ad imparare’

Insegnare a imparare. Io ammiro l’esempio della scuola finlandese – ha dichiarato Mario Pittoni – anche perché con un numero di ore, che è poco più della metà di quello dell’Italia, ottiene risultati maggiori. Il concetto base è proprio questo: insegnare ad imparare. Perché in Italia si finisce di studiare con il titolo, con il diploma o con la laurea, poi si passa ad altro. E questo credo che sia uno dei motivi per cui i nostri diplomati e i nostri laureati fanno una grandissima fatica ad inserirsi nel mondo del lavoro. Perché nei Paesi che considero più avanzati, dove il titolo di studio non ha valore legale, si studia tutta la vita, perché altrimenti si finisce fuori mercato. Per cui, è fondamentale l’insegnamento a imparare – ha proseguito il Presidente della Commissione Cultura al Senato – noi dobbiamo costruire un corpo docente che insegni prima di tutto a imparare perché queste persone continuino ad imparare sempre.’

Pittoni: ‘Serve un’inversione di tendenza rispetto a quanto visto negli ultimi 20 anni’

‘E’ necessaria un’inversione di tendenza rispetto a quanto fatto dai Governi negli ultimi 20 anni – ha aggiunto il senatore Pittoni – La spesa per l’istruzione e la formazione non può essere solo parametrata in base al numero degli studenti, ma necessariamente anche a livello qualitativo, deve consentire reale integrazione ed inclusione ai ragazzi con disabilità, rendere la professione del docente un fine nel percorso di formazione di ciascuno e non un ripiego, a basso tasso di retribuzione, per quanti non hanno potuto accedere a professioni più remunerative. In questi anni – ha concluso Pittoni – dove assistiamo ad una riduzione progressiva del numero complessivo degli alunni, può essere utile investire sulle risorse umane e finanziarie che vengono a liberarsi.’