Se ne sta parlando già da diverse settimane, si tratta della cosiddetta ‘autonomia’ delle regioni anche nel comparto scuola. Lunedì prossimo, 22 ottobre, è in programma un Consiglio dei Ministri all’interno del quale potrebbe essere varato il disegno di legge sull’autonomia: è la regione Veneto a spingere in questa direzione, ma anche la Lombardia e l’Emilia Romagna intendono seguire lo stesso percorso.
Lunedì 22 ottobre CdM dovrebbe esaminare disegno di legge riguardante l’autonomia
Tra l’altro, all’interno del Def (Documento di Economia e Finanza), preludio della manovra economica 2019, viene chiaramente menzionata la volontà di introdurre la cosiddetta “Autonomia differenziata”, sulla falsa riga di ciò che stanno tentando di portare avanti le giunte Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna, la quale darebbe attuazione all’articolo 116/3 della nostra Costituzione che riguarda proprio l’attribuzione di forme e condizioni particolari di autonomia alle Regioni a statuto ordinario.
Domicilio professionale e divieto di trasferimento nella mobilità
L’ufficio legale del sindacato Anief ritiene ‘incostituzionale una prospettiva che, anche attraverso un apposito disegno di legge presentato dalla Lega al Senato, introduce il domicilio professionale o ancora il divieto di trasferimento nella mobilità (probabilmente per almeno 5 anni) del personale assunto nella scuola. Difatti, tale norma violerebbe gli art. 3, sulla parità di trattamento e sull’uguaglianza sostanziale, 4 sulla promozione delle condizioni per la ricerca del lavoro, 16 sulla libera circolazione, 51 e 97 sul merito e il buon andamento della Pubblica Amministrazione.’
Anief, Marcello Pacifico: ‘Vogliono trasformare la scuola in un affare locale’
Il presidente dell’Anief, Marcello Pacifico, ha espresso la sua opinione in proposito: ‘Siamo pronti ad
impugnare qualsiasi norma che impedisca al personale della scuola la mobilità lavorativa in tutto il territorio nazionale: noi lo diciamo da tempo e lo ribadiamo ora, prima che l’idea si traduca in legge. Chiunque voglia trasformare la scuola, i suoi programmi e chi vi opera, in un ‘affare locale’, verrà portato nelle aule di giustizia per rendere conto di tale iniziativa incostituzionale e priva di quel senso dell’unità nazionale che ha da sempre caratterizzato l’istruzione pubblica italiana’.