È durata meno di 2 anni la Buona Scuola di Matteo Renzi. Il nuovo governo ha inserito nella bozza della Legge di Bilancio 2019 la “Revisione del sistema di reclutamento dei docenti scolastici”. Con l’approvazione dell’art. 58 il FIT non esisterà più e verrà sostituito da un ‘Percorso annuale di formazione iniziale e prova’. A differenza del FIT che prevede un percorso di 3 anni con l’iscrizione a una graduatoria regionale a esaurimento per gli iscritti a quelle d’istituto per essere ammessi al terzo anno, senza dover conseguire i crediti richiesti, con l’entrata in vigore della nuova legge, per poter insegnare, si tornerà al passato. Bisognerà sostenere il caro vecchio concorso, accumulare crediti formativi ed essere laureati.

Basta FIT arriva il Percorso annuale di Formazione

Il “nuovo/vecchio” concorso sarà suddiviso in tre prove: esame scritto della materia d’insegnamento, secondo scritto a carattere pedagogico e orale in lingua straniera B2 e conoscenze informatiche. Per i docenti di sostegno verrà istituito un concorso specifico che prevede prova scritta e orale sulla pedagogia speciale oltre che sulla didattica per l’inclusione e relative metodologie. 

A completamento delle competenze, anche i titoli di studio avranno valenza (per il 20% circa). Ulteriore valore verrà assegnato a titoli di abilitazione e dottorati di ricerca.
Spariranno le figure degli idonei. Verranno considerati solo i vincitori per il numero di posti messi a bando.

Legge di Bilancio 2019 si cambia sempre per non cambiare mai

Questa nuova proposta inserita nella bozza della Legge di Bilancio 2019 del nuovo governo è l’ennesimo cambiamento “per un percorso più equo” che i docenti sono costretti a vivere. Tutti i precedenti governi hanno messo le mani sulla scuola creando sempre più dissapori tra i colleghi invece che agevolare il lavoro di chi forma le generazioni future. L’esempio più lampante è stata l’introduzione degli ambiti territoriali che ha causato ulteriori disparità. La soluzione più semplice, cioè il reclutamento per immissione in ruolo dei docenti abilitati secondo scorrimento graduatorie e, esaurite queste ultime, procedere con una riforma (percorso FIT, nuovo concorso o altro), forse sarebbe stata migliore.

Ma abbiamo capito che la parola “facile” non è contemplata da chi fa politica.