Decreto concretezza: tanti i dissensi della FLC CGIL sul comparto Scuola

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Il Decreto concretezza, secondo l’autorevole opinione del maggior sindacato del comparto scuola in Italia, rappresenta l’ennesimo atto di forza di questo Governo (il sindacato usa l’espressione “esercizio di autorità”). Finisce per eludere qualsiasi tipo di ‘relazione sindacale’, prevista peraltro anche dalla Carta costituzionale. Insomma, la FLC CGIL esprime senza ma e senza sé il proprio dissenso verso le scelte normative incluse in quel testo.

Per tali ragioni lo stesso sindacato propone un emendamento che guardi ad una maggiore flessibilità sull’utilizzo delle risorse a disposizione delle Università statali. Nello specifico, a quelle del fondo accessorio (fino al 30%), a quello per il miglioramento e per l’ampliamento dei servizi agli studenti, funzionale ai processi di riorganizzazione conseguenti l’applicazione della legge 240/10.

Ecco in breve il contenuto integrale del testo del comunicato stampa pubblicato quest’oggi sul sito istituzionale dalla FLC CGIL, riguardante questo argomento.

Decreto Concretezza: la FLC CGIL presenterà i suoi ‘tanti’ emendamenti

Convocata insieme a CGIL e FP, la nostra delegazione ha partecipato all’audizione in Senato chiedendo profonde modifiche al provvedimento di legge e la fine degli accenti denigratori del lavoro pubblico.

La FLC CGIL, insieme alla CGIL ed alla FP CGIL, è stata convocata per lunedì 26 novembre 2018 al Senato per l’audizione delle organizzazioni sindacali sul DDL 920/18 detto Decreto Concretezza.

L’articolato, di cui è iniziata la discussione, se, da un lato, mostra la volontà del Governo di voler riaffrontare alcuni problemi (come la stabilizzazione dei dipendenti delle pubbliche amministrazioni ed il vincolo al tetto di spesa del 2016 al fondo accessorio fissato dalla Legge Madia, DLgs 75/17), dall’altro ripropone purtroppo alcune soluzioni e soprattutto un’idea del lavoro pubblico già presenti nei provvedimenti dei precedenti governi, che la FLC e la CGIL avevano contrastato allora e contrastano anche oggi.

In particolare, abbiamo avanzato le nostre osservazioni critiche su diversi aspetti proposti dal testo:

  1. la definizione del “Nucleo della concretezza”, oltre ad essere un ulteriore onere sul bilancio delle pubbliche amministrazioni, assume i connotati di un organismo di ossessivo controllo come dimostra la possibilità di chiamare in causa anche la Prefettura;
  2. l’introduzione dei controlli biometrici è una pratica intrusiva della privacy degli individui e violerebbe l’articolo 4 della legge 300/70;
  3. sono necessari elementi di distinzione fra la Scuola ed il resto della Pubblica Amministrazione, viste le specificità e le professionalità operanti nelle istituzioni scolastiche alle quali non è sempre possibile adattare provvedimenti pensati per altri settori. Tale distinzione sarebbe di per sé un elemento di semplificazione giacché tutto il personale, compreso quello amministrativo tecnico e ausiliario delle istituzioni scolastiche, è chiamato a prestare un servizio finalizzato alla dimensione educativa e non alla dimensione puramente impiegatizia propria delle altre amministrazioni.

Accanto alle proposte emendative abbiamo presentato anche la richiesta di inserire nel testo di legge:

  • il rinvio al 1 gennaio 2020 dell’entrata in vigore del Regolamento di Contabilità (DI 129/2018) per tutte le problematiche presenti nel testo (leggi il nostro approfondimento);
  • l’abrogazione del punto 9-quater della lettera j) dell’articolo 13 del DLgs 75/17 (di modifica all’articolo 55-bis del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165) che attribuisce al dirigente della struttura la competenza della procedura disciplinare per l’irrogazione di sanzioni fino alla sospensione dal servizio con privazione della retribuzione per dieci giorni al personale docente, educativo e ATA presso le istituzioni scolastiche. Questa richiesta è finalizzata a rendere omogeneo il trattamento dei dipendenti delle istituzioni scolastiche a quello dei dipendenti di tutte le altre amministrazioni pubbliche i cui dirigenti sono competenti solo per le infrazioni di minor gravità, mentre per quelle più gravi si rinvia ad un apposito ufficio per i procedimenti disciplinari.
  • la tutela e sostegno della genitorialità al personale dipendente dalle pubbliche amministrazioni con figli con invalidità riconosciuta al 100% perché sia loro riconosciuta la priorità nell’assegnazione della sede di servizio nel comune di residenza del figlio, in soprannumero o in posizione di comando.

Riteniamo che l’azione di Governo, allo stato delle cose, si presenti come l’ennesimo esercizio di autorità che evita ogni tipo di confronto e ignora le relazioni sindacali che sono previste e tutelate dalla Carta costituzionale.

Ancora una volta siamo di fronte ad un testo livellato sul segno meno: mancano investimenti mirati alla semplificazione delle procedure e alla cooperazione informatica tra enti e Ministeri per mettere in rete banche dati e conoscenze. Per questo motivo chiediamo con un emendamento una maggiore flessibilità dell’utilizzo delle risorse a disposizione delle università statali, e specificatamente quelle del fondo accessorio (fino al 30%), per il miglioramento e l’ampliamento dei servizi agli studenti in ragione dei processi di riorganizzazione conseguenti l’applicazione della legge 240/10. Nessun rafforzamento delle Pubbliche Amministrazioni, infatti, sarà efficace se non verrà accompagnato da investimenti per l’ammodernamento tecnologico e da una forte valorizzazione della contrattazione.

Ci saremmo aspettati, alle porte del rinnovo dei Contratti pubblici, scelte politiche di segno diverso con l’obiettivo di rilanciare la qualità dei servizi e del lavoro anziché ridurre, come già è avvenuto in passato, tutto alla linea consueta della lotta ai dipendenti pubblici ritenuti pregiudizialmente fannulloni e demotivati da controllare con le rilevazioni biometriche. Cosi come ci saremmo aspettati un segnale di cura e di attenzione per riconoscere la specificità dei nostri settori, scuola, università, ricerca e alta formazione, che svolgono un ruolo di primo piano per garantire diritti fondamentali della persona.

È un testo da modificare significativamente se si vuole dare un segnale di cambiamento rispetto alle politiche sbagliate del passato a partire della valorizzazione dello strumento contrattuale.

Per queste ragioni la FLC CGIL, insieme alla CGIL e alla FP CGIL, si è impegnata a far pervenire alla Commissione Lavoro del Senato una serie di emendamenti per cambiare l’articolato in questione.

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