Scuola, UDU: ‘Altro che mammoni, Eurostudent rivela il grande impegno degli studenti italiani’

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Riceviamo e pubblichiamo comunicato stampa inviatoci da UDU (Unione Degli Universitari) in merito ai dati emersi dal rapporto Eurostat, riguardante i giovani italiani dai 18 ai 34 anni.

UDU – Ieri agenzie di stampa e giornali nazionali hanno rilanciato un dato emerso dal rapporto Eurostat, per il quale i giovani italiani tra 18 e 34 anni vanno a vivere in autonomia in ritardo rispetto alla media europea. Subito siamo stati tutti etichettati ancora una volta come ‘mammoni’ come più volte siamo stati definiti negli ultimi anni: “bamboccioni”, “choosy”, “sfigati che si laureano tardi”.

“Questo è uno stereotipo che i media hanno negli anni amplificato e diffuso come immagine dell’italiano maldestro e mammone – spiega Giammarco Manfreda, coordinatore nazionale della Rete degli Studenti Medi – quando invece guardando l’ottava indagine Eurostudent 2016-2018 viene evidenziato come gli studenti italiani studiano molto, più della media dei coetanei europei, non si accontentano della laurea e puntano a specializzarsi, vanno all’estero quando possono grazie all’Erasmus e soprattutto in tantissimi fanno piccoli lavori per mantenersi e non pesare sulle famiglie.”

“Il problema invece è un altro – continua Enrico Gulluni, coordinatore nazionale dell’Unione degli Universitari – Il problema per cui non è facile lasciare la propria casa a cui spesso si viene costretti a un localismo forzato è perché la situazione del diritto allo studio nel nostro paese è critica. Mentre il governo festeggia la grande conquista dello stanziamento di dieci milioni di euro (briciole, quando solo per coprire gli idonei non beneficiari di borsa di studio ne servirebbero 150) i posti letto nel DSU italiano sono un terzo di quelli francesi, la metà delle richieste di alloggio non viene soddisfatta e le stesse borse di studio sono insufficienti. Inoltre il mercato privato specula sui canoni richiesti agli studenti fuorisede e anche chi è costretto a lavorare per mantenere gli studi spesso non può permettersi un alloggio privato.”

“Non si può fare quindi un confronto con gli altri paesi europei senza considerare che i nostri studenti sono quelli che ricevono meno supporto economico e meno servizi – concludono Manfreda e Gulluni – Bisogna che si investa seriamente sul diritto allo studi e sul welfare studentesco!”

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