La questione della legittimità costituzionale del concorso riservato tiene banco anche al di fuori dei social. Il dibattito viene riaperto da un insigne giurista emerito che lo scorso 17 dicembre è stato ospite a “L’aria che tira”, il programma di La7 condotto da Myrta Merlino. In questa sede Sabino Cassese ha affermato che la manovra di bilancio appena approvata dal Governo contiene promesse illegittime quali, ad esempio, i concorsi con posti riservati che sono vietati dalla costituzione. Appare interessante sottolineare il “secondo me” espresso nel corso dell’intervista da Cassese, quasi a rimarcare che la questione possiede carattere interpretativo.
Di seguito rimettiamo il video dell’intervento del cassazionista emerito che al minuto 10.04 si esprime sul punto.
Il petitum
La questione della legittimità costituzionale ha infervorato gli animi dei docenti precari. Da un lato ci sono quelli abilitati di II fascia che temono, qualora la Corte Costituzionale sancisse ufficialmente l’illegittimità di tali concorsi, di subire scavalcamenti nelle graduatorie di merito regionali. All’opposto, i non abilitati con servizio di 36 mesi della III fascia, ritengono illegittimo riservarli soltanto ai primi, affermando che il requisito del servizio di 540 giorni costituisca di per sé abilitazione alla professione, sulla scia di quanto decretato dalla Commissione Europea. Nel mirino dunque c’è il ‘petitum’ giuridico. Non è il concorso riservato in se ad essere incostituzionale, visto il frequente ricorso a tale procedura nel passato anche per la scuola, bensì l’esclusione alla partecipazione dello stesso dei non abilitati con servizio di 36 mesi.
Le condizioni per il bando di un concorso riservato
L’opinione del cassazionista emerito Sabino Cassese scontenta tutti, docenti abilitati e non. Il governo ha deciso di abolire il FIT liquidando seccamente la questione. Ma i sospetti che si tratti di una decisione sbagliata si fanno più forti alla luce di quanto la giurisprudenza attuale fornisce. Esistono diversi riferimenti normativi che smentiscono, senza possibilità di appello, il postulato dell’ eminente giurista. Ciò significa che per risolvere il problema del precariato scolastico, nel rispetto della necessità di valorizzare le esperienze lavorative maturate all’interno dell’amministrazione, il Ministero dovrà trovare un meccanismo che scongiuri il rischio paventato dai docenti abilitati; vale a dire lo scavalcamento nelle graduatorie di merito regionali per via del maggior punteggio posseduto dai docenti non abilitati.
Leggi la nota a commento della sentenza 28 del 2013