Scuola, UDU: audizioni VII Commissione ‘NO al numero chiuso e programmato’

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Riceviamo e pubblichiamo comunicato stampa a cura di UDU (Unione degli Universitari) in relazione all’accesso ai corsi universitari.

COMUNICATO STAMPA UDU -Oggi siamo intervenuti alle audizioni della VII Commissione della Camera dei Deputati in merito all’accesso ai corsi universitari.

“Come da noi più volte ripetuto, è necessario superare il numero chiuso, a tutti i livelli, dal locale al nazionale – spiega Enrico Gulluni, Coordinatore Nazionale dell’Unione degli Universitari – Tanto in ambito umanistico quanto in quello scientifico. I numeri programmati locali in particolare, non sono altro che la più naturale delle conseguenze dietro la quale si à cercato di mascherare il progressivo sottofinanziamento dell’università pubblica Italiana.”

Continua Gulluni: “Per quanto riguarda la programmazione nazionale del corso di architettura, assieme a quella di formazione primaria, va abolita subito, in quanto già da diversi anni il numero di partecipanti al test d’ingresso è uguale, se non inferiore ai posti messi a disposizione e molti posti restano vacanti.”

“Discorso più complesso per i corsi di medicina e area medica, in quanto abolire di punto in bianco il numero programmato per questi corsi rischierebbe di mandare in tilt il sistema universitario – prosegue Gulluni – Bisogna strutturare un percorso a medio termine, che guardi la questione complessivamente. A partire dall’orientamento alle scuole superiori, continuando con un reclutamento straordinario di docenti, passando poi per un adeguamento delle strutture universitarie, sia per renderle maggiormente fruibili e funzionali al percorso di studi, sia in una prospettiva di espandere la capacità sostenere un maggior numero di iscritti, in modo tale da riuscire a garantire il diritto allo studio a tutti i soggetti richiedenti.”

“Inoltre, nel percorso post laurea e verso il mondo del lavoro – conclude Gulluni – è assolutamente fondamentale un ampliamento dei corsi di specializzazione medica, ancora insufficienti. C’è bisogno di un maggiore investimento in tal senso, per smaltire quella sorta di imbuto che si è creato all’entrata dei corsi di specializzazione medica. Ed è una cosa da risolvere subito.”

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