I docenti non abilitati hanno visto sfumare, con l’approvazione della Legge di Bilancio 2019, la possibilità di un concorso destinato ai precari con 36 mesi di servizio prospettato nel D.L. 59/17.
L’esperienza didattica da sempre messa in secondo piano
Sull’argomento precari si è sempre dibattuto. Gli anni di servizio sono stati considerati dal Miur solo per i corsi abilitanti, aprendo diatribe tra “passini” e “tieffini”. Ricordiamo che il percorso abilitante Pas era riservato proprio a coloro che avevano i 36 mesi di servizio.
I docenti sono stati obbligati ad affrontare i percorsi abilitanti, con non pochi sacrifici economici e non solo. E quale valore aggiunto hanno dato questi corsi ai docenti con alle spalle molti anni di servizio? Poco o nulla. Ma era l’unica strada per poter passare da terza a seconda fascia in graduatoria d’istituto e accedere ai futuri concorsi. Infatti il concorso 2016 era aperto solo agli abilitati.
Il succedersi dei vari governi non ha fatto altro che peggiorare la situazione a partire dalla Moratti, passando per la Gelmini (ricordata anche per aver innalzato il numero degli alunni per classe originando l’equazione: + alunni – insegnanti = + risparmio per il Miur, dando vita alle cosiddette “classi pollaio“), proseguendo con la Giannini (come dimenticarsi della ciliegina sulla torta, la “buona scuola” di Renzi) arrivando all’attuale Ministro Busseti. Riuscirà quest’ultimo a risolvere il problema?
Concorso precari: solo 3 in 17 anni
I docenti precari si sono sempre battuti per i loro diritti.
L’ultimo concorso abilitante è stato bandito nell’a.s. 1999-2000. Poi l’abilitazione poteva solo essere conseguita tramite biennio di specializzazione post-laurea (i famosi percorsi SSIS attuati dal 1999 al 2009). Gli abilitati entravano così nelle graduatorie ad esaurimento provinciale alle quali gli uffici scolastici attingevano per le supplenze. Per le immissioni in ruolo, si attingeva al 50% dalle graduatorie ad esaurimento, e al 50% dalla graduatoria di merito del concorso, su base regionale e non provinciale. In queste graduatorie ad esaurimento, oltre agli abilitati SSIS, erano iscritti tutti coloro che avevano superato il concorso del 1999-2000. Gli abilitati SSIS andavano quindi a rinfoltire ogni due anni le graduatorie e le “code” dei precari diventavano sempre più lunghe.
L’attesa durò fino all’a.s 2012-13 quando venne bandito un nuovo concorso (solo per gli abilitati) portando alla cancellazione delle vecchie graduatorie di merito. Chi però aveva conseguito l’abilitazione tramite concorso 1999-2000 l’avrebbe mantenuta, cosi come l’iscrizione alle graduatorie ad esaurimento. Da qui, il percorso di reclutamento diventa sempre più machiavellico.
Nascono così tre nuovi ordini di precari: quelli del concorso 1999-2000, quelli delle SSIS, e infine coloro che avevano superato il Concorso 2012 senza però ottenere l’immissione in ruolo. Stiamo parlando cioè degli idonei. I concorsi dovevano svolgersi ogni due anni ma come ben sappiamo il successivo ha visto la luce nel 2016, accessibile solo ai docenti abilitati.
Anche in questa occasione gli anni di servizio, valutati meno rispetto ad altri titoli, sono passati in secondo piano. Ma con il concorso del 2016, riservato ai soli docenti precari abilitati della seconda fascia delle graduatorie di istituto, il problema rimane. Non ci sono i posti per tutti e cosi, nel settembre 2016, viene immessa in ruolo solo una parte dei docenti che lo hanno vinto, mentre gli altri dovranno attendere i prossimi anni scolastici. E tutti gli abilitati che non lo hanno superato?
Concorso 2018
Per gli abilitati è stata istituita la fase transitoria con il concorso 2018 per titoli e colloquio (gli attuali immessi all’anno di prova come III anno Fit), creando però anche qui non poche criticità.
Rimangono “scoperti” i precari con alle spalle almeno 36 mesi di servizio senza abilitazione, in virtù di quanto decretato con la Ldb e la riserva del 10% dei posti.
Non sarebbe più corretto anche per loro un concorso riservato o eventualmente altra fase transitoria? Per non parlare dei bandi per il concorso 2019 non ancora pubblicati.
Ormai si è capito, per il MIUR l’esperienza non è mai stata la cosa più valutata. Sarà ancora così? Ai posteri l’ardua sentenza.