Classi pollaio, Il Miur ha consegnato la mappa delle classi pollaio. L’approccio ragionieristico non mi appassiona. Il limite del report è l’esclusione degli alunni e degli studenti con Bes, Dsa e l’indifferenziato profilo del soggetto diversamente abile. La proposta di legge-Azzolina rappresenta un buon compromesso
Classi pollaio, la fredda rappresentazione del Miur
Il Miur, su richiesta della Commissione Cultura della Camera, ha reso nota la mappa delle classi della scuola italiana (dicembre 2018).
Le fredde tabelle, purtroppo non aiutano nel compito di individuare la classe pollaio. E’ dello stesso parere Emanuela Micucci che in un articolo apparso su “Italia Oggi” (12.02.19), scrive:
“Le classi pollaio potrebbero essere 19.096, il 5,17% del totale, ma non è sicuro che sia così… Per individuare la patologia del «pollaio» si prende il limite di 25 alunni (più 1 docente) posto per le norme antincendio (Dm 26 agosto 1996 del ministero dell’interno) per il deflusso dalle aule, oppure il termine fissato per la costituzione delle classi dal Dpr 81/2009, limite che in organico di fatto è consentito possa aumentare del 10%.”
L’approccio ragionieristico è presente anche in un articolo di Tuttoscuola del 21 maggio 2018, che presentava percentuali ancora più basse di classi pollaio (0,34%). Il trucco? Semplice: è sufficiente alzare il valore numerico di riferimento (30 alunni/studenti).
I Bes, Dsa sfuggono ai radar delle tabelle
Questo tipo di approccio non mi appassiona, semplicemente perché tende a ridurre la complessità delle situazioni ai rapporti numerici. Mi rendo conto, però che non potrebbe essere diversamente, trattandosi di rilevazioni a livello nazionale. Purtroppo, però dietro i numeri, spesso si nasconde il tentativo di “portare l’acqua al proprio mulino”.
Rimanendo, comunque sui dati oggettivi, i ragazzi con Bes, Dsa non sono considerati. Del resto la loro “presenza” non è rilevabile centralmente, perché non comporta alcun impegno (=aumento personale scolastico) da parte dell’Amministrazione periferica e centrale. Tutto rimane confinato all’interno della singola istituzione scolastica, la quale è chiamata a risolvere l’impossibile in completa solitudine.
Si fa riferimento, inoltre, nel report ministeriale alla presenza dei soggetti diversamente abili, senza effettuare però una distinzione per gravità, come previsto dalla legge 104/92 (art. 3 comma 1 e 3).
La proposta di legge-Azzolina un buon compromesso
Questi sono i dati nascosti di un disastro educativo che sicuramente aumenta in modo considerevole la percentuale delle classi pollaio. E’ necessario uscir fuori da qualsiasi ragionamento aritmetico, considerando l’affollamento come una condizione antipedagogica che “soffoca” ogni tentativo di personalizzare la didattica.
Sono consapevole che si esce fuori dall’oggettività dei numeri, ma ogni volta che si parla di persone e delle loro storie, l’aritimetica mostra il suo limite.
Ecco spiegato il motivo che mi spinge a definire questo obbrobrio organizzativo con l’espressione “classi diseducative“.
Pessimo il tentativo di fare riferimento al D.P.R. 81/09, condizionato fortemente da motivi economici, per stabilire la percentuale delle classi pollaio.
La proposta di legge-Azzolina mi sembra un buon compromesso tra le primarie ragioni pedagogiche e quelle secondarie di tipo economico, che prevede l’obbligo di non costituire classi con un numero di alunni/studenti fissato a 22, elevabile a 23 in caso di residui. A questo si aggiunge l’obbligo di non superare il numero di 20 in presenza di diversamente abili.
Certo l’ottimale sarebbe l’indicazione del filosofo “greco” U. Galimberti che stabilisce in 12-15 il numero per la definizione di classe educativa. Ma la politica è l’arte del possibile!