Le classi pollaio, soluzione organizzativa dove avviene lo scontro tra la Costituzione e l’economicismo. L’ultimo esempio è una sentenza del T.A.R. del Lazio. Sconcerta l’asservimento della scuola alle espressioni ottimizzazione, compatibilità delle risorse… Rincuora, invece, l’azione della magistratura.
Classi pollaio, la sentenza
Le classi pollaio finora sono state arginate dalla magistratura, che ha il dovere di far rispettare la legge e in primis la Costituzione.
Due mesi fa una sentenza (8 gennaio 2019) ha confermato il suddetto orientamento.
In sintesi i fatti. Quattro alunni disabili gravi (un cieco assoluto, gli altri rientranti nell’art. 3 comma 3) hanno visto riconosciuto il loro diritto a una piena formazione. Questo non può essere impedito dall’assegnazione di un minore ore di sostegno, rispetto a quelle previste dal Pei, che in questo caso assume un ruolo primario rispetto ad altre esigenze.
Inoltre è stato riconosciuto il principio che il diritto costituzionale all’istruzione (art. 2, 3 e 38) non può essere compromesso dalla decisione di inserirli in due classi pollaio, costituiti rispettivamente da 34 e 29 alunni. Si legge “la tutela del disabile comporta che allo stesso debba essere assicurato un ambiente scolastico utile e confacente, il che non avviene laddove il numero degli studenti ecceda quello massimo previsto…”
Classi pollaio, ambiente di scontro tra due concezioni
Tutte le sentenze, quest’ultima non fa eccezione, presentano la stessa sceneggiatura. Da una parte la Costituzione, scritta e votata in un periodo caratterizzato dal riconoscimento dei diritti sociali e civili come fondamento e coronamento della nostra Repubblica. Dall’altra abbiamo invece una filosofia e una prassi contemporanea che subordina i diritti al verbo economico. Si resta perplessi che questo virus stia colonizzando l’istituzione scolastica, grazie alla presenza di direttive i ministeriali e decisioni dei Dirigenti Scolastici, sempre più manager.
Il ruolo istituzionale della magistratura è quello di preservare e ricordare che la Carta fondamentale e le leggi derivanti da essa, sono ancora prevalenti. Quindi nessuna crociata, ma rispetto delle regole in uno stato democratico. Prospettiva rassicurante! Purtroppo nel nostro ordinamento giuridico le sentenze non hanno valore di legge. Questa condizione obbliga i danneggiati in un diritto a intraprendere per il loro caso un procedimento.Intanto però, godiamo del bicchiere mezzo pieno, che rimanda alla presenza di una magistratura custode della Costituzione.