Le mappe concettuali
Le mappe concettuali spesso sono mal proposte e utilizzate peggio. Si dimentica così il loro potenziale formativo

Le mappe concettuali, se opportunamente utilizzate, costituiscono uno strumento formidabile per la mission della scuola: formare le teste, più che riempirle di informazioni! L’azione didattica, però richiede un supporto teorico e pratico profondo che deve portare all’elaborazione testuale, alla reticolarità e ristrutturazione delle conoscenze.

Le mappe concettuali e il loro uso libero e distorto

Le mappe concettuali sono un ottimo strumento per imparare ad imparare. Purtroppo, però tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare. Direi l’oceano.
Spesso le mappe concettuali sono proposte come supporto a un capitolo, a un’unità didattica. Ridotte a ornamento, ad accessorio. Non è raro, inoltre, incontrare testi scolastici che  al loro interno le propongono con criteri organizzativi non chiari. Alcune volte sono diagrammi di flusso, altre volte i concetti sono collocati dentro gli ovali e poco dopo fuori… La confusione riguarda anche la poca cura nella distinzione tra schemi e mappe. Frequentemente incontro schemi proposti come mappe e viceversa. In altri termini: regna la massima libertà che riguarda l’aspetto teorico e pratico. A questo aggiungo che il messaggio che si veicola è la  loro totale identificazione con il cartaceo, riducendola a un prodotto.

L’uso deprimente delle mappe concettuali

Le mappe concettuali hanno bisogno di certezza teorica e pratica, andando oltre l’approccio superficiale che si limita a un puro addestramento.
Le proposte formative sono fortemente condizionate da questi sfondi asfittici e deprimenti  che favoriscono l’aspetto operativo o addestrativo. Infatti, in molti corsi di aggiornamento è intenzionalmente bypassato il momento dell’esplicitazione dei criteri che implica il richiamo a  uno sfondo teorico-scientifico profondo. In altri termini è necessario riferirsi alle teorie costruttivistiche (Ausubel)  o alla  grammatica generativo trasformazionale ( N. Chomsky).
A questo si aggiunge la separazione delle mappe e degli schemi rispetto al testo. In altri termini, quest’ultimo non supporta le rappresentazioni concettuali  e viceversa.

La circolarità tra le mappe e il testo

La proposizione  di questi elementi ( schemi, mappe e testo) caratterizzata dalla ipertestualità e circolarità introduce quegli aspetti formativi di cui la nostra scuola  è assetata. Solo proponendo le rappresentazioni concettuali dinamiche (=destrutturabili e ristrutturabili) e generative di un testo organizzato, si può favorire la meta-competenza dell’imparare ad imparare. Il tutto in un contesto di circolarità.
Solo realizzando questo percorso si può superare  l’overdose di informazioni che caratterizza il Web, che spesso impedisce a  queste di divenire conoscenze, cioè nuovi nodi e sviluppi della rete concettuale individuale. In sintesi: rappresentazioni concettuali dinamiche, ipertestualizzate e significativamente legate al testo. Il tutto in una relazione circolare, che ben rappresenta il processo del pensare che non può essere identificato con i suoi prodotti o la materia scolastica.