Scuola, Bussetti: 'A gennaio si rientrerà in classe così'
Scuola, Bussetti: 'A gennaio si rientrerà in classe così'
A quasi un anno di insediamento sulla ‘poltrona’ del Ministero dell’Istruzione, Marco Bussetti è tornato a parlare anche della riforma di chi lo ha preceduto, quella ‘Buona Scuola’ i cui effetti si sono fatti sentire non poco in ambito scolastico.

Bussetti sulla Buona Scuola: ‘Le riforme non devono essere pensate per qualche vantaggio elettorale’

Il numero uno del dicastero di Viale Trastevere, nel corso di un’intervista rilasciata al portale ‘Linkiesta.it’, ha parlato della riforma voluta dall’ex Presidente del Consiglio, Matteo Renzi.
‘Le riforme devono essere pensate e definite in termini migliorativi – ha dichiarato Bussetti – Non per intestarsi dei cambiamenti o per un qualche vantaggio elettorale. Parliamo di un ambito delicato: la scuola non ha bisogno di scossoni, di strappi. Di imposizioni dall’alto. Per quanto riguarda la legge 107 del 2015, questo governo ha mantenuto ciò che c’era di buono, introducendo dei correttivi se necessari, e rimediato ad alcune innegabili storture. Un esempio: la chiamata diretta. Siamo intervenuti immediatamente, cancellandola. Si trattava di un meccanismo che non aveva funzionato.’

‘Abbiamo dato maggiori certezze ai docenti’

Dunque, secondo Bussetti, la riforma Buona Scuola avrebbe avuto, tra i suoi obiettivi, il voler strappare qualche vantaggio elettorale nel mondo della scuola: di fatto, è stato propriamente il contrario. La chiamata diretta è stata cancellata da Bussetti, visto che non aveva funzionato.
‘Per le immissioni in ruolo – continua il Ministro – abbiamo provato a sanare i danni in alcuni casi irreversibili dovuti a quella norma. Gli insegnanti hanno sì ottenuto una cattedra dopo anni di precariato, ma molti sono stati costretti a spostarsi a centinaia di chilometri da casa, per colpa di un algoritmo. Noi abbiamo deciso di rivedere il sistema di reclutamento – ha precisato Bussetti – Dando maggiori certezze ai docenti.’
Maggiori certezze ai docenti, finora, se ne son viste poche nell’ambito del precariato: molti docenti, in particolar modo i diplomati magistrale, vivono più che mai nell’incognita riguardante il proprio futuro. Per non parlare delle ‘non certezze’ sugli aumenti stipendiali: le promesse non si possono tradurre in ‘maggiori certezze’.