Sarà la Corte di Cassazione a decidere definitivamente sui destini dei diplomati magistrali. A breve verrà reso noto il verdetto, dopo l’udienza che c’è stata lo scorso 12 marzo. A dire il vero, quello proposto da Anief non è nemmeno l’unico ricorso presentato contro il pronunciamento della plenaria. Ce n’è un altro che attende ancora la fissazione della data dell’udienza. Si tratta di quello promosso dallo studio legale Bonetti Delia. La questione attinente al diritto in capo ai diplomati magistrali di essere inclusi nelle Gae continuerà perciò a tenere banco ancora a lungo.
È inutile fare previsioni su quanto verrà detto dai supremi giudici della Corte di Cassazione; altrettanto sui tempi necessari per conoscere la decisione. Lo scopo di queste azioni giuridiche è quello di mettere a nudo eventuali contrasti di giudicato tali per i quali gli avvocati, tanto quelli di tutte le associazioni quanto quelli di tutti i sindacati che hanno proposto i ricorsi originari, possono intentare altri azioni a tutela di un diritto mai riconosciuto all’epoca della modifica del testo unico del ’99 che introdusse l’obbligo di fare il concorso.
Non dimentichiamo poi che sulla questione bisognerà vedere anche cosa ne pensa l’Europa, dal momento che la tesi della discriminazione di trattamento rispetto alle normative comunitarie è stata portata all’attenzione di Bruxelles. Occorrerà capire anche quale impatto potrà avere il pronunciamento sulla decisione dei Giudici nazionali.
Tutto questo si declina esclusivamente nei tempi necessari a dirimere la controversia che vede divisi il Miur e i diplomati magistrali. Sulle differenze interpretative delle norme europee sì pensi al caso degli abilitati in Spagna. Il Miur aveva dato un altro significato a quanto aveva stabilito l’università spagnola circa i corsi abilitanti (Master en Profesorado). Gli interessati avevano proposto ricorso contro una nota Miur vincendolo e l’amministrazione di Viale Trastevere è stata costretta a riconoscere ufficialmente il valore abilitante dei corsi tenuti nelle università iberiche.
Infondere false speranze sarebbe estremamente scorretto. Non ci si può nemmeno riferire al recente pronunciamento della Corte Costituzionale circa il concorso dei dirigenti scolastici estendendo improvvisamente la questione ai concorsi riservati ai docenti. Ci riferiamo cioè alla presunta incostituzionalità delle procedure riservate. L’unica considerazione che è possibile fare riguarda i tempi. Di sicuro se ne parlerà ancora molto a lungo e non è detto che le cose non possano cambiare. Del resto cambiano anche gli orientamenti dei giudici, oltre ai governi. Nel frattempo, chi ha l’inserimento cautelare, incluso il ruolo con la riserva, se lo tenga ben stretto e si rivolga esclusivamente ai propri avvocati.