Il male endemico che affligge la scuola è costituito dalla mancanza di risorse per finanziare i piani di investimento volti ad avviare un piano straordinario di assunzioni per i docenti precari. Abbiamo letto spesso che il settore istruzione era sempre stato considerato la Cenerentola da tutti i governi degli ultimi vent’anni. La politica non aveva mai puntato con decisione su questo settore ritenendolo poco strategico. La motivazione di queste scelte era il cappio messo dall’Europa che ci impone il recupero del debito, quello che la lega vorrebbe finanziare con i minibot. Tutte storie, almeno leggendo un editoriale pubblicato dal Fatto Quotidiano, perché in realtà i soldi ci sono.

Viene da sorridere, pensando che il ministero dell’istruzione si trova in sofferenza perché non trova commissari d’esame disposti ad accettare gli incarichi per terminare le procedure concorsuali già avviate. In diverse regioni italiane il forte ritardo nella pubblicazione delle graduatorie di merito del concorso transitorio sta mettendo a serio rischio l’avvio dell’anno di prova dei circa 30.000 docenti abilitati che hanno terminato i colloqui orali previsti dal decreto legislativo 59/2017. Si pensa già al rimedio della proroga della quota percentuale di posti riservata per il primo anno (100%) per scongiurare il rischio di un rinvio sine die delle nomine in ruolo.

Il turnover dei docenti godrà del beneficio della quota 100, accelerando il processo di ricambio dei docenti nelle scuole di ogni ordine e grado. In previsione di questi movimenti, il Ministero ha annunciato l’avvio dei nuovi concorsi per 100 mila docenti, divisi per i due gradi di scuola. L’ammontare delle risorse disponibili per autorizzare il Miur a mettere a bando i posti dovrà essere certificato dal MEF, sulla base delle risorse che saranno messe a disposizione dalla prossima legge di bilancio.

La situazione del settore istruzione non è poi così diversa da quelle riguardano ad esempio la sanità e la giustizia. Al dicastero retto dal ministro Bonafede mai, come in questo momento storico, è necessario bandire altri concorsi. Non si tiene una procedura concorsuale da almeno vent’anni, lasciando ai giudici supplenti il maggior carico dei contenziosi pendenti nei Tribunali.

Una sofferenza inaudita per le casse dello Stato e per la politica chiamata a rispettare l’impegno preso con i suoi elettori. Eppure sarebbe così semplice, come scritto nell’editoriale del Fatto. I soldi ci sono, vengono buttati. Spieghiamo questo agli italiani! Dal titolo può sembrare la solita demagogia che attribuisce alla politica le colpe di questa situazione. In realtà, come scrive Jacopo Fo, basta attivare Serpico, la Super Anagrafe Fiscale che mette assieme dati catastali, automobilistici, nautici, bancari. Una cosa mostruosamente moderna, che altre nazioni hanno da anni.

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